Galleria delle Dee
Incontrare le Dee/gli Dei attraverso storia, mito, immagini e racconti



PAN: il Dio della natura selvaggia
di Mauro Melon

Il dio Pan è una divinità ellenica, parte uomo e parte capra, che il mito vuole figlio di Zeus e della ninfa Callisto, mentre un’altra versione lo vuole figlio di Penelope e di tutti i suoi pretendenti, con cui avrebbe avuto rapporti durante l’attesa del marito. s
Secondo Omero, infine, la versione più accreditata: nato dall’unione di Hermes e della ninfa Driope, ninfa della quercia; la madre lo abbandonò subito dopo la nascita poiché il suo aspetto era talmente brutto che ne rimase terrorizzata; Hermes allora lo raccolse e, dopo averlo avvolto in una pelle di lepre, lo portò sull’Olimpo per far divertire gli dei, causando così l’ilarità di Dionisio, che lo accolse nel suo seguito.

È raffigurato con gambe e corna caprine, con zampe irsute e zoccoli, mentre il busto è umano, con due corna in fronte, il naso schiacciato, il volto ornato da una barba caprina e dotato di un’espressione terribile, a dispetto della quale Pan è un dio gioviale e generoso, sempre pronto ad aiutare quanti chiedono il suo aiuto.

Dio solitario, non risiede sull’Olimpo ma vive specialmente nei boschi e con la sua voce spaventosa incute in chi ode una grande paura, che da Pan prende appunto il nome di timor panico.
Racconta Plutarco che sotto il regno di Tiberio, un vascello romano si trovò a passare nei paraggi di un’isola del mar Egeo, quando il vento cessò improvvisamente e nel silenzio si udì una voce gridare: "Il Grande Pan è morto". A quella notizia da ogni parte dell’isola scoppiarono pianti, gemiti e singhiozzi di cui non si seppe mai la provenienza.
Pausania scrive che i Galli, saccheggiando la Grecia, videro nel tempio di Delfo la statua del dio Pan, e ne furono talmente spaventati che fuggirono.
Un altro tratto caratteristico di Pan è che non sopportava di essere disturbato durante il suo riposo pomeridiano, e se ciò accadeva emetteva urla terrificanti che scatenavano appunto il timor panico.

Il nome Pan sembra derivare dal greco "paein" (pascolare): in Grecia la sua provenienza era l’Arcadia, dove possedeva le greggi che pascolava, pur essendo un dio vagabondo senza una dimora specifica; pertanto è il dio dei campi, delle selve e dei pascoli (specialmente nell’ora meridiana), e più in generale della pastorizia ma presiede anche alla sessualità, che in lui ha una connotazione nettamente maggiore che presso gli altri dèi: sempre a caccia di ninfe, ma amava tranquillamente anche uomini, come il pastore Dafni cui insegnò a suonare il flauto; i racconti che lo legano alle ninfe ed alle loro eventuali trasformazioni per sfuggirgli sono molteplici, il più famoso riguarda la Ninfa Siringa.



James Hillman, lo psicologo americano, sostiene che Pan è l’inventore della sessualità non procreativa, e gli attribuisce il ruolo di dio della masturbazione: nel libro "Saggio su Pan" Hillman traccia un contrasto netto tra la figura di Pan e la figura di Cristo.
Un altro significato di “pan” è “tutto”, letteralmente perché secondo il mito greco Pan era lo spirito di tutte le creature naturali, e questa accezione lo lega alla foresta, all’abisso, al profondo, quindi anche alle grotte, alle cime dei monti ed alle balze montane; è in definitiva il dio dell’origine della vita e della vita stessa, secondo le teorie degli stoici che ne fecero l’incarnazione della vita universale.
Il suo legame con la terra ed i campi lo lega anche alla luna ed alle forze della grande Madre; in un mito riportato da Virgilio nelle Georgiche viene raccontato come riuscì a sedurre Selene.
Pan veniva spesso identificato dai latini con Faunus e Silvanus, dèi delle foreste e degli animali selvatici.

Il flauto di Pan



Il mito narra del suo amore per diverse ninfe:
Eco, Eufemie, Pitis; tuttavia il suo amore più celebre fu per la Naiade Siringa: Pan se ne innamorò, ma lei lo eludeva scappando, arrivata sulle sponde del fiume Ladone si gettò in acqua, pregando di essere trasformata perché il dio non la potesse riconoscere; Siringa diventò una canna, che in mezzo ad altre in una palude era indistinguibile. Il vento sibilava attraverso il canneto, e Pan fu incantato da quel suono, pertanto tagliò una canna in setto –o nove- pezzi di lunghezze diverse che unì tra loro con cera e spago, a formare quello strumento che tutt’oggi si chiama Flauto di Pan o Siringa.

La lotta contro Tifone
Un altro ruolo importante di Pan fu la sua partecipazione alla lotta degli Olimpi contro Tifone, un mostro generato da Gea e Tartaro, dotato di ali, cento teste, occhi terrificanti e voci spaventose che uscivano da cento bocche e con la parte inferiore del corpo avvolta in due gigantesche spirali serpentiformi; Tifone entrò in competizione con Zeus per il dominio del mondo, e gli déi nel vederlo fuggirono terrorizzati in Egitto, dove si nascosero assumendo le forme più svariate: Zeus divenne un ariete, Era una vacca bianca, Afrodite si trasformò in un pesce, Ares in un cinghiale, Apollo in un corvo, Artemide in un gatto, Hermes in un ibis (l’animale di Toth, il suo corrispondente egizio), e Dioniso in una capra.
Pan trasformò solo la sua metà inferiore nella coda di un pesce e si nascose in un fiume.
L’unica che non si nascose fu Atena, che denigrando gli altri dèi convinse Zeus a dar battaglia a Tifone. Zeus ebbe inizialmente la
peggio: Tifone lo avvolse con le sue spire e gli recise i tendini di mani e piedi, e lo rinchiuse in una grotta della Cilicia. Pan spaventò il mostro con un tremendo urlo, ed Ermes gli sottrasse i tendini di Zeus che, recuperate le forze, si lanciò su un carro trainato da cavalli alati contro Tifone, bersagliandolo di fulmini e riuscì ad ucciderlo in Sicilia, seppellendolo sotto l’Etna. Da allora il vulcano rivomita periodicamente i fulmini che avevano colpito il drago. Zeus premiò Pan trasformando il suo aspetto ibrido di pesce e di capra in una costellazione, il Capricorno. In questo mito troviamo un altro elemento interessante: la fuga panica come reazione protettiva; protezione per sé stessi, certo, ma sempre un’azione che permette poi di portare aiuto a chi di protezione ha ancora bisogno. L’aspetto protettivo della natura in Pan si rivela oltre che nel suo ruolo pastorale anche nella sua posizione nel seguito di Dioniso, dove Pan porta lo scudo del dio nella marcia verso l’India.

Le forze naturali



Miti e tradizioni legati a Pan possono essere tra quelli che hanno dato origini alla stregoneria, giacché il dio è connesso con la fertilità dei campi, i cui rituali potevano essere anche orgiastici, oltre che essere connesso con la Luna e la Grande Madre.
Pan rappresenta la Natura in toto, nel bene e nel male, senza nessuna connotazione di stampo manicheistico; è in definitiva una forza grezza della natura, un essere neutrale che può originare creazione come distruzione, al pari di molte altre divinità primordiali come l’indiana Kali Ma, ad esempio.
È interessante notare che la fonte omerica ci dice che appena nato fu avvolto dal padre Hermes in una pelle di lepre e portato sull’Olimpo, dove Dioniso lo accoglie con gioia:
la lepre è un animale sacro ad Afrodite, ad Eros, alla Luna e facente parte del mondo dionisiaco:
l’avvolgere Pan con una sua pelle significa che egli stesso era pienamente parte di questo universo; la paternità di Hermes, e la sua protezione (è lui che lo avvolge nella pelle), danno alle azioni di Pan la connotazione di azioni ermetiche, simboliche, dai messaggi nascosti insomma; la reazione di Dioniso quando le vede testimonia la grande simpatia tra questi due dèi: con essi forma una sorta di triade ideale.
Il collegamento con la Luna diventa evidente nel mito della seduzione di Selene: seduzione che operò con l’inganno (tratto caratteriale tipico di Hermes), poiché la dea lo rifiutava. Pan usò un trucco, e nascose il suo ispido pelo caprino sotto un velo candido, oppure sotto il vello di un agnello; così mascherato la dea non lo riconobbe, ed acconsentì a salirgli in groppa, e il dio poté finalmente possederla: sembra un chiaro riferimento i riti orgiastici ed ai Sabba pagani celebrati a Beltane.
Sempre in tema di rito orgiastico, si narra che Pan si accoppiasse con le Menadi (probabilmente con tutte), le quali erano le sacerdotesse del Dio, cosa che ci riconduce a quanto appena detto:
Pan è quindi il Dio-Capro delle streghe, la personificazione di ciò che è completamente naturale, di quell’istinto che è l’urgere della natura, e ben si abbina con Dioniso che impersona il potere della forza produttiva della Natura.

Il bimbo abbandonato
C’è un altro aspetto di Pan su cui può essere interessante soffermarsi: la solitudine; fin dall’inizio, da quando venne abbandonato dalla madre, Pan è solo. Hermes lo porta in cielo, ma lo presenta come una cosa buffa, e gli chiede di non far sapere troppo in giro che è suo figlio:
solo Dioniso, anche lui è stato privato della madre –addirittura fin da prima della nascita- ed esule ramingo, lo prende realmente a benvolere:
in questo contesto le connotazioni di fertilità e lascivia passano in secondo per dare rilievo ad un destino che pur dando occasione a Pan di avere innumerevoli accoppiamenti con altrettante donne non gli consente mai di formare una coppia; Pan avrà sempre una natura solitaria, rimarrà sempre un bambino abbandonato.

La morte di Pan
Ma perché in epoca cristiana all’immagine di un dio benevolo e generoso è stata progressivamente sovrapposta quella di un demone, della quintessenza del principio del Male?
Pan è l’unico dio che morì, secondo Plutarco: una morte purtroppo inevitabile, sospinta dall’avanzare del cristianesimo e di fronte al rifiuto della sessualità e degli istinti, anche se diversi commentatori di Plutarco sono concordi nell’affermare che Pan non sia morto ma che giaccia soltanto addormentato, ovvero rimosso. E quando l’umano perde la connessione personale con la natura e l’istinto personificati, l’immagine di Pan muore per lasciare spazio all’immagine del Diavolo.
L’operazione compiuta dal cristianesimo fu quella di evocare dalle ceneri di Pan il Diavolo, che nella cultura cristiana è l’avversario dell’uomo e della creazione (quindi anche della natura stessa); tuttavia Pan non è morto, ma dorme dentro di noi: può risvegliarsi se si recupera la connessione personale con la natura e con l’istinto.

 

Fonti:
wikipedia
il "Dizionario di mitologia classica", di Anna Ferrari, per la UTET
immagini tratte dalla rete


















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