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Avalon.
Storie di casi attraverso Storie di Fiori


avalon1cerato1QUINCE
Di Lelita Staffieri*

<<E’ deciso! Sarà Britta a manifestare la Dea al prossimo rito di Beltane, chiunque sia il Re dell’Anno!>> dichiarò perentoria Zedhea, ponendo fine alla discussione ed alle vane argomentazioni di Ardumno volte a dissuaderla dalla sua scelta dissacrante.

Motivo del contendere tra i due stavolta, era il coinvolgimento attivo delle novizie al rito di Beltane, che si sarebbe celebrato, secondo la ruota dell’anno, nella notte che precede il 1° maggio. Un coinvolgimento più che attivo in verità… Zedhea aveva addirittura deciso che sarebbe stata una novizia ad officiare il sacro rito dell’unione.

Erano insieme ormai da 3 ore. Il druido anziano e la grande sacerdotessa di Avalon discutevano al riparo dalle curiosità delle giovani sacerdotesse, nei pressi del tempio delle querce. Anche le Anziane erano state allontanate quella mattina di aprile che precedeva il consiglio annuale dell’Ordine druidico di Merlino.

Ardumno e Zedhea discutevano delle questioni da portare all’ordine del giorno del consiglio. Raramente il druido e la Grande Sacerdotessa erano in disaccordo. Quando ciò accadeva comunque, le posizioni del druido cedevano al potere di persuasione della Signora di Avalon che sapeva far valere con una certa autorità il suo ruolo di guida spirituale di tutto il popolo di Avalon, Druidi compresi.

Il druido anziano, lasciato solo al suo sgomento, si incamminò verso il lungo sentiero che dal querceto portava agli alloggi della congregazione dei druidi. Questi lo attendevano ansiosi e curiosi di conoscere le direttive della Grande Sacerdotessa di Avalon. Ardumno scelse il percorso più lungo per aver modo e tempo di organizzare i pensieri e di cercare le parole giuste per far comprendere e assorbire la notizia ai suoi confratelli. Di tutte le coraggiose, creative decisioni prese in passato da Zedhea, questa rompeva tutti i canoni della tradizione e del buon senso. Stavolta aveva fatto una scelta che avrebbe generato conseguenze e reazioni a catena, ma soprattutto, conseguenze imprevedibili e incontrollabili. Mai Ardumno aveva messo in discussione la saggezza e l’esercizio di leadership della Grande Sacerdotessa, che non di rado gestiva o metteva in atto eventi il cui disegno globale soltanto lei vedeva chiari nella sua mente. Altre volte era stato testimone della fede assoluta che ella poneva nelle sue intuizioni, anche quando non era in grado di comprenderne il senso o la portata. Si fidava di sé stessa come non conoscesse il dubbio, tanto sentiva la connessione con la Dea, la Grande Madre che Zedhea incarnava in Avalon.

<<Oh Zedhea, in molti hanno creduto che la tua sicurezza fosse figlia dell’ego, del potere di cui sei stata investita forse troppo giovane! Ma io so. So bene che la tua imperturbabile certezza ti viene dalla voce della Dea. Tu sei sempre connessa, presente e vigile nelle cose dello spirito, lucida in quelle del mondo, eppur sempre in ricezione. Non sei immune al dubbio, io lo so. L’ho letto in un fugace guizzo dei tuoi occhi. Forse neanche tu riesci a cogliere il disegno della Dea stavolta, e la consapevolezza delle conseguenze della sua decisione non riescono a renderti serena spettatrice del fluire delle cose, qualunque sia il corso che seguiranno. Ti sarò vicino, e ti sosterrò discretamente, come ho sempre fatto. Ne avrai bisogno….>>, disse Ardumno pensando ad alta voce, come se fosse ancora al cospetto della Grande Sacerdotessa.

D’un tratto si sentiva più leggero, come se tutto fosse già accaduto e non dovesse più preoccuparsi di nulla, se non di prenderne atto. Da quello stato d’animo ingiustificabile razionalmente, comprese di non avere scelta. Si arrese al fatto di non poter controllare né Zedhea né gli eventi, e al fatto di avere ancora piena fiducia in lei e nella sua guida, e che avrebbe dovuto supportarla come mai prima d’ora. Adesso però, avrebbe dovuto occuparsi di trasferire le sue certezze ai confratelli che già gli stavano correndo incontro.

<<Ardumno, ma quanto tempo sei stato via?! Ho temuto ti fosse accaduto qualcosa! Fratello, cosa è successo? Hai trascorso con lei solo qualche ora eppure a guardarti in volto sembri invecchiato di anni! Cosa mai….>>

<<Piano, piano, Uhderr, mi soffochi con tutte queste domande! E riprendi fiato anche tu, ne avrai bisogno. E quanto alle spiegazioni, beh le avrai a tempo debito anche tu! Va, e raduna tutti confratelli. Anche gli apprendisti. Non mi interrompere e non osare contraddirmi! Hai capito bene, voglio anche i giovani apprendisti. Non c’è tempo. Anticipa l’assemblea dell’Ordine di Merlino a stasera. Manda messaggi in ogni forma e con ogni mezzo ai territori più lontani. Che vengano tutti. Ricorri alla magia, se lo credi necessario e va in spirito personalmente a chi non riesci a raggiungere. Va!>>, ordinò Ardumno dissolvendo ogni residua incertezza.

L’autorità con cui si rivolse a Uhderr, il suo fedele confratello responsabile della Scuola dell’Ordine, era stata necessaria. Lo avrebbe incalzato ancora com’era suo solito fare. In quel momento e circostanza non poteva permettersi alcun contraddittorio. Doveva ritirarsi e meditare su cosa e in che modo riferire. Non aveva tempo di affrontare prima gli anziani e poi i giovani apprendisti. Avrebbe dovuto trovare una formula che andasse bene per entrambi. Raggiunse il cerchio di pietre sulla collina e fumò la sua pipa. Non ebbe bisogno di meditare a lungo. Sgombrando la mente penetrò i moti e leggi del vento viaggiando in uno spazio di puro pensiero, e la sua seconda Vista si attivò improvvisamente. Vide. Vide il futuro possibile generare potenti forze scaturite dagli eventi prossimi a manifestarsi. Sospirò vacillando e nella sua mente si delineò l’immagine di Zedhea, china sulla superficie delle acque del pozzo sacro. Dalla sua espressione e dallo sguardo in evidente stato di trance, dedusse che stava avendo le sue stesse visioni.

<<Forse il mio regno sta volgendo alla fine. Se così deve essere, che sia. Mi affido al volere della Dea. Ma non lascerò sola Britta. Non prima che sia pronta a compiere il suo destino, se questa sarà la sua scelta>>, furono le parole che Zedhea pronunciò riavutasi dalla visione innescata dalla Vista. Parole che il vento veicolò nella visione di Ardumno.

Nello stesso momento in cui Ardumno fronteggiava abilmente lo sconcerto degli apprendisti, e ancor più quello dei Druidi anziani, accorsi tutti nel Tempio del Gran Consiglio dell’Ordine di Merlino convocato da Uhderr, la Grande Sacerdotessa si apprestava ad affrontare la stessa situazione, dal momento che aveva convocato tutte le Sacerdotesse e le novizie nel Tempio dei Misteri.

<<Chissà perché la Signora di Avalon ci ha convocate proprio qui nel Tempio! Nessuna di noi deve essere consacrata stanotte, manca una settimana alla prossima Luna piena. Non capisco! Voi ne sapete nulla?>>, chiese la giovanissima novizia erborista Lyri alle sue sorelle, ma subito dopo si rivolse a Elydwin, la sacerdotessa anziana assistente e consigliera di Zedhea.

<<E tu, Elydwin? Tu sai? Hai udito qualcosa? Svelaci questo mistero!>>, disse.

Non ci fu alcuna risposta, cosa che deluse oltre Lyri, una trentina di occhi curiosi che le si erano avvicinati, avidi di risposte. La sua espressione non lasciava adito a dubbi: anche Elydwin era all’oscuro di tutto. Chiacchiericcio, dubbi e delusioni furono bruscamente interrotti dal rumore delle porte, che spalancandosi, annunciarono l’ingresso della Grande Sacerdotessa.

Come in risposta alle mute domande di tutti, Zedhea disse: <<Vi ho convocate qui perché la sacralità di questo luogo solenne ben si accorda con l’annuncio che devo fare a tutte voi e con il grande evento della ruota del tempo che si avvicina. Mi riferisco alla celebrazione di Beltane. Quest’anno introdurrò una variante, diciamo… che esula dai canoni della tradizione finora adottati. Una variante che potrebbe cambiare il corso degli eventi e della storia della nostra isola, oltre che del nostro Ordine. La Dea mi ha comunicato il suo volere. Non comprendo il disegno globale, ma ho fede e altrettanto chiedo ad ognuna di voi, come mai prima d’ora. Elydwin, Britta, Lyri! Venite accanto a me>>.

La sacerdotessa più anziana e le novizie presero posto, nel più tangibile dei silenzi, rispettivamente una alla sua sinistra, le altre due alla sua destra. Attesa e aspettativa erano tali da provocare la sospensione del respiro nella riverente platea, ancor più nelle due giovani consorelle, immobili accanto a Zedhea.

<<Colgo l’occasione per svelare il profondo senso di Beltane, secondo gli Antichi. Potenti forze sono evocate durante questo momento di passaggio dell’anno. Approfondiremo gli antichi Misteri affinchè tutte entriate in connessione con tali forze. Tu hai incarnato sia il ruolo della Giovane che della Madre nei precedenti anni. Procedi, dunque>>, disse rivolgendosi a Elydwin.

beltaneLa sacerdotessa parlò alle novizie. Disse loro molte cose. Cose che non possono essere ripetute e cose che il mondo ordinario degli uomini dovrebbe ricordare, in alcuni casi, o che dovrebbe apprendere, in altri. Disse anche che il momento cruciale di Beltane è la celebrazione delle nozze sacre tra il Dio e la Dea. Le simboliche nozze tra le forze cosmiche del maschile e del femminile, del Sole e della Luna, dell’Anima e dell’Animus, che danno vita ad una sintesi alchemica - l’Uno - che li contiene entrambi. L’evoluzione archetipica insomma, che è destino ineluttabile proprio di ogni cammino evolutivo dell’umano mondo.

Raccontò che le nozze sacre sono rievocate attraverso rituali di unione, sia sacri che profani, ma entrambi nutriti dalle forze cosmiche da cui traggono origine e simbolo. Nel popolo si tengono tornei in cui il vincitore, ottiene il diritto di unirsi alla giovane Regina di maggio, che simboleggia la giovane dea e la nuova crescita 1.

Simbolicamente allo stesso modo, avviene un altro torneo, una caccia tra un valoroso Re dell’Anno vecchio, personificazione delle tenebre invernali, ed il nuovo Re dell’Anno, personificazione del dio luminoso (Lug) sulle tenebre. Il vincitore dell’ancestrale lotta, ottiene l’onore di unirsi nelle nozze sacre con la Sacerdotessa designata dalla Signora di Avalon, come incarnazione di uno dei triplici volti della Dea: la Madre, simbolo di maturità e fecondità, generatrice di nuova luce.

Incurante delle eco di sussulti delle sacerdotesse, Elydwin proseguì spiegando che il vincitore, eletto nuovo Re dell’anno, viene consacrato nelle acque della sorgente sacra, dove rinnova giuramento di fedeltà al regno di Avalon e alla Dea Madre. Secondo le credenze di Avalon, la Dea racchiude in sé vari aspetti. Soltanto per questo comunemente si parla del Triplice volto della Dea Madre. Durante i rituali di Beltane è incarnato da tre sacerdotesse: dalla Signora di Avalon, come espressione della Vecchia Saggia, da una sacerdotessa scelta a simbolo della Madre fertile e di ogni nuovo inizio, e da una giovane sacerdotessa consacrata, come espressione della Dea fanciulla, simbolo del principio.

<<La sacerdotessa che incarna la Dea nell’aspetto della Madre si unirà nelle nozze sacre con il Re dell’Anno, come da sempre è stato!>> sembrò tuonare, carica di mistica eccitazione, la voce di Elydwin.

<<Fuochi dei 9 legni sacri al nostro Ordine arderanno sulle colline, fertilizzando i suoli, e suoni di tamburi desteranno le viscere della nostra terra! Danze incessanti sussulteranno gli animi infiammati dei giovani in spirali vorticanti!>>, disse guardando il suolo come se stesse vedendo ergersi lingue di fuoco, il cui guizzo incontrollato sembrò poi simulare con sinuosi gesti delle sue mani, risalire dal suolo e levarsi al cielo.

<<Il fuoco della sacra unione culmina con l’estasi di una fusione tra spirito e corpo che non può essere descritta, eppur così tangibile e contagiosa. Si sprigiona dirompente, propagandosi oltre le porte del tempo e dello spazio ed ogni nuova energia sarà purificata e rinnovata. Tutti e tutto ne saranno investiti come in preda all’impeto di acque tumultuose. Fuoco e acqua. L’unione delle forze>>, concluse con le braccia ancora levate al cielo e lo sguardo trasportato.

    

Le novizie e le sacerdotesse consacrate di recente non erano le uniche ad aver assunto un’espressione rapita. Le grandi doti comunicatrici di Elydwin avevano trasportato tutte le sacerdotesse, nessuna esclusa, nell’essenza dell’evento prossimo a venire. Lo spirito di qualcuna, dalle spiccati capacità medianiche, non era più nel corpo, e stava vivendo gli eventi narrati da Elydwin in uno stato di leggera trance. Come stava accadendo a Britta, che ondeggiava facendo fatica a rimanere in piedi, con lo sguardo perso per l’appunto, nei mondi dello spirito. A riportarla nel corpo fu la sapiente voce della Grande Sacerdotessa, che la guidò delicatamente a far ritorno al presente. Riavutasi completamente, la giovane sacerdotessa mutò espressione e il suo sguardo si colorò degli umori del fuoco.

Zedhea intuì che le visioni di Britta stavano facendo straripare l’argine delle sue emozioni represse e sedimentate. Era consapevole che quanto stava per annunciare avrebbe provocato il definitivo crollo di quell’argine, ma non avrebbe cambiato idea. Era quello il volere della Dea, e ormai doveva andare fino in fondo. Quel che sarebbe stato, lo avrebbe gestito.

Nel frattempo Ardumno aveva esposto gli stessi fatti alla sua eterogenea platea, che aveva reagito meglio di quanto avesse potuto immaginare. I più sconcertati erano i Druidi anziani, riluttanti ad innovare le tradizioni, figuriamoci a stravolgerle. Anche questi si rivelarono, con sua grande sorpresa, più indulgenti nei giudizi. Erano preoccupati, più che altro, di non poter prevedere né gestire le conseguenze della scelta della Signora di Avalon. Consapevoli della sua irremovibilità, soprattutto quando agiva seguendo un’indicazione della voce della Dea, stavano riponendo tutte le speranze unicamente nel rifiuto da parte della giovane Britta. Un rispettoso silenzio vide disperdersi il folto gruppo di Druidi, lasciando soli Uhderr e Ardumno a riflettere.

<<Presto sapremo, fratello. Non ci resta che aspettare. C’è qualcos’altro che possiamo fare però. Caro Uhderr Voglio che imponi il silenzio ai tuoi giovani apprendisti. Che meditino nel bosco delle querce. Richiama solo gli anziani. Lascia loro un po’ di tempo per riposare, poi raggiungetemi al limitare del cerchio dei Giganti>>. Respirò profondamente e a lungo. Quando riaprì gli occhi disse:

<<So di chiedervi un enorme impegno oggi. Ho bisogno ancora di voi tra breve. Formeremo un cerchio insieme agli anziani e invieremo energia alle sacerdotesse. Ne hanno bisogno. Tutte…>>, furono le uniche parole che Ardumno pronunciò. Erano rivolte ai telepati, ma Uhderr comprese che era anche stato appena congedato.

Per la seconda volta nello stesso giorno, raggiunse il cerchio di pietre e, in attesa dei confratelli, vi si portò esattamente al centro, nel punto di maggior concentrazione delle linee di potere che scorrevano nella terra. Ne avvertì la forza irriverente propagarsi alla sua mente e senza averne avuto intenzione, si ritrovò telepaticamente collegato ai confratelli telepati e a Zedhea. La vide, e fu sollevato di vederla serena, ma seria in volto. Si ergeva come animata da una forza ultraterrena e la riconobbe. Riconobbe quella elevazione, quella luce ulteriore che la pervadeva quando era posseduta dalla Dea. Ne fu felice, perché la stava sostenendo, oltre che guidarla. La Signora di Avalon stava per rivelare a Britta il suo destino. Il suo possibile destino, qualora avesse deciso di accettare il volere della Dea. Non osò invadere quel momento attirando l’attenzione di Zedhea, limitandosi ad essere uno spettatore silente. I Druidi sopraggiunti al cerchio di pietre compresero lo stato di Ardumno. Lungi dal destarlo si disposero in cerchio e, levate le braccia al cielo, le loro menti all’unisono si unirono a sostenere le sacerdotesse.

<<Britta, sacerdotessa della Luna consacrata alla Dea, ti chiedo di rinnovare i tuoi voti. Compreso quello dell’obbedienza, cui per tua natura non sei affatto incline. Sei pronta a seguire il cammino indicato per te dalla Dea, qualunque forma possa assumere?>>, le chiese cauta la Signora di Avalon, prendendo tempo, affinchè i tumulti delle emozioni nella giovane novizia defluissero.

<<Signora, riconosco in te la presenza della Dea in questo momento, e ti rinnovo i miei voti e la mia piena consacrazione a Te. Ho rifiutato le cose del mondo e le leggi degli uomini. Desidero unicamente rimanere su quest’isola sacra, apprendere tutti i Misteri e svolgere la missione dello spirito che vorrai indicarmi>>, rispose Britta con assoluta solennità e sincerità.

<<Dici che desideri unicamente svolgere la missione che io ti indicherò, figlia>>, rispose la adesso la Dea attraverso la voce di Zedhea, ormai in profonda trance.

<<Sì, Madre, è ciò che ho detto, ciò che desidero e ciò in cui credo>>, ribadì la novizia.

<<Ho un disegno che ti vede insostituibile protagonista degli eventi che voglio innescare. Eventi che produrranno un brusco cambiamento nel destino di questa terra e nei territori di tutta la Britannia. Prima che nuovi equilibri possano essere raggiunti, molti saranno i momenti difficili che produrranno confusione e turbamenti anche grandi. Tu cavalcherai i moti di questi eventi inizialmente incomprensibili alle vostre menti. Io so. Io so che tutto sarà necessario e volto unicamente al raggiungimento di un ordine più aureo di quello che la Britannia oggi vive. Un ordine che si propagherà per lento, ma ineluttabile contagio, oltre i confini della Britannia stessa. E questo è un bene superiore. Superiore e prioritario rispetto agli interessi e ai desideri individuali di ognuno di voi. A cominciare dai tuoi>>.

<<Non ho paura mia Dea. Non mi spaventa lo scenario che prospetti. Sono pronta. Non sono sola. Dimmi, svelami il ruolo che tu vuoi che svolga e io lo svolgerò>>, affermò Britta.

<<Bambina, sto per chiederti tanto. La cosa più difficoltosa per te, che costituisce anche la resistenza più grande che opponi alla tua evoluzione. Non amo veder soffrire le mie figlie. Altri riti di passaggio ti attendono e non saranno sempre dolorosi. Quello che ti sto chiedendo invece, ti costerà un forte dolore, che ti sarà ripagato in futuro, cento e cento volte in saggezza e felicità. Un futuro non lontano, questo posso prometterti>>.

<<Adesso mi spaventi, Madre!>>, esclamò la novizia, cercando con lo sguardo il sostegno di Elydwin.

La sacerdotessa ignorò l’esclamazione di Britta, e ancora posseduta dalla Dea, svelò il suo piano.

<<Tutte voi, secondo tradizione, vi aspettate che sia Elydwin a dover incarnare la Dea nel volto della Madre a Beltane. E che la Signora di Avalon rappresenti la Vecchia saggia, mentre tu invece, la fanciulla. Non sarà così quest’anno. Ho deciso che Elydwin sarà la voce dell’Oracolo, canalizzando le mie indicazioni per il popolo e per l’Ordine dei Druidi. Sarai tu quindi, a incarnare il volto della Madre, unendoti nelle sacre nozze con il Re dell’Anno vincitore della lotta. Lyri rappresenterà il volto della Fanciulla, e la sua consacrazione dovrà essere anticipata per l’occasione. E’ questo il mio volere, e non posso svelare adesso il grande disegno di cui questo avvenimento costituisce soltanto il tassello iniziale>>, affermò infine la Dea attraverso la posseduta Zedhea, che subito dopo si accasciò esausta tra braccia pronte a sorreggerla.

Lasciato il corpo della Signora di Avalon che aveva ospitato la Dea, a Britta sembrò di percepire una eco della sua voce risuonare nella sua mente. Un consiglio, prima di congedarsi.

<<In quel momento, pensa a me, sii me, e non solo tutto ciò che ti è richiesto ti sarà facile e possibile, ma ti farà compenetrare il senso che questo sacro atto costituisce proprio per la tua evoluzione. Ho grandi piani per te, se accetterai questo destino, figlia. Avverto tutte le tue resistenze, e una rabbia antica montare dentro di te. Smetti di tentare di dominare queste forze e affrontale. Soffrirai ancora una volta, ma devi lasciarle andare per fluire nel flusso dell’armonia e dell’equilibrio cui aneli. La sintesi …, mia Britta. La Sintesi! Penetra e svela questo mistero, e vincerai la tua guerra, deponendo obsolete armi>>, furono le parole che la giovane sacerdotessa percepì, dopodiché tutto fu silenzio, dentro e intorno a se.

Tornata completamente in sé, Zedhea avvertì immediatamente la presenza del cerchio di energia che i Druidi stavano attivando, e telepaticamente ringraziò Ardumno.

<<Non interrompere il cerchio Druido, è questo il momento cruciale. La Dea mi ha lasciata, tocca a me fronteggiare lo spirito inquieto di Britta. Che mi assista e illumini la mia mente e le mie parole. Non basterà né la mia saggezza, né l’amore del mio cuore a fornirle le giuste risposte. Sostenetela anche voi tutti, fratelli del Sacro Ordine. In nome di Merlino e della Dea!>>, aggiunse sospirando profondamente.

Era pronta. Sentì che doveva approfittare dello smarrimento della novizia, ancora frastornata dall’effetto della canalizzazione della voce della Dea, e soprattutto dal significato di quelle parole, in parte ancora insondato. Sapeva che di lì a qualche momento Britta sarebbe fuggita, in cerca di solitudine. Si sarebbe rifugiata in uno dei suoi segreti luoghi dell’isola dove riusciva a meditare indisturbata. Le altre sacerdotesse si erano riprese dallo sconcerto delle rivelazioni della Dea, e qualcuna iniziava già a ordire sussurrati commenti.

<<Ascoltami, Sacerdotessa della Luna consacrata alla Dea! Vieni al mio cospetto, adesso!>>, le ordinò Zedhea rimarcando nel tono e nelle parole l’autorità del ruolo di Signora di Avalon. Cosa che sortì effetto nell’atteggiamento reverenziale di Britta.

<<Signora, ti chiedo il permesso di ritirarmi. Ho bisogno di riflettere e ….>>, iniziò a dire la novizia, subito interrotta da Zedhea.

<<Lo farai dopo, bambina. Ti mancano alcuni elementi da aggiungere a quanto già si agita nella tua mente e nel tuo cuore. Non posso permetterti di ignorare o eludere ciò che non puoi più né ignorare né rimuovere. Venite con me, poi sì ti lascerò sola, affinchè tu decida in totale lucidità e consapevolezza del tuo destino e delle conseguenze della tua scelta. Qualunque essa sia>>, disse la Sacerdotessa facendo cenno a Britta e ad Elydwin di seguirla, indicando con la direzione dello sguardo il sentiero che portava alla Polla delle Visioni, riservata soltanto alla Signora di Avalon e alla sacerdotessa dell’Oracolo.

Con un fugace cenno della mano invece, lasciò intendere alle altre sacerdotesse e novizie di seguirle. Come spiriti incorporei, queste mossero passi silenti, ammantati di grazia. Con incedere lento e costante mantennero una rispettosa distanza, finchè giunsero al limitare del bosco che ospita la grande Polla, uno specchio di acque profonde e misteriose, antiche più delle origini del mondo stesso. Un’insenatura naturale aveva formato una sorta di piccolo cerchio rialzato. Gli antichi lo avevano contornato di un bordo di spesso argento che recava incisioni nella lingua dimenticata degli elfi.

<<Respira profondamente. Guarda. Scrutare oltre la superficie di queste sacre acque ti farà sondare oltre i cancelli del tuo inconscio. Non posso dirti se ti sarà concesso di accedere anche alle porte del tempo e dello spazio. Se così fosse, dovrai trovare la tua chiave per discernere le visioni di futuri possibili. Attenta a imprimere nella tua mente ogni segno. Invoca la Dea, adesso. Coraggio, siamo con te. Io ed Elydwin saremo collegate a te, come fossimo nel tuo viaggio, attraverso la tua Vista. Vedremo e sentiremo ciò che tu vedrai e sentirai. Resta però il tuo viaggio, nessuna di noi potrà interferire in alcun modo>>, disse Zedhea, invitandola a sporgersi sulle acque, con un gesto e uno sguardo tanto fermi da non ammettere repliche

Britta respirò profondamente, levò le braccia al cielo e in una lingua conosciuta soltanto alle Sacerdotesse consacrate, invocò la Dea. Applicò, come se da sempre non avesse fatto altro, le tecniche misteriche apprese per attivare la seconda Vista. Con precisi gesti rituali della mano sinistra increspava la superficie dell’acqua, entrando progressivamente in comunione con il suo Spirito Elementale. Scivolata in uno stato di profonda trance, intonò un cadenzato canto antico, mentre nelle acque iniziarono a comporsi le prime immagini, sempre meno sfocate.

<<Tu non potrai, Druido. La tua mente è collegata alla mia, ma questa è la dimensione della Dea, e tu non puoi accedervi, lo sai. Dovrai fidarti di me e continuare a sostenerci. Tra qualche istante non riuscirò più a sentirti né a comunicare con te. Le visioni di Britta iniziano già a travolgermi! E’ tro..ppo … fati....cos..o>>, disse Zedhea ad Ardumno, avvertendo telepaticamente la sua eccitata curiosità.

<<Elyd…win!... Tu sei l’Orac…olo, tu conosci il ….linguaggio della…..Dea! Tu…..Tu dovrai …interpretare! Imprimi n…ella tua..mente ogni….segno, ogni….>>, tentò di concludere con grande fatica rivolgendosi ad Elydwin, senza rendersi conto che la sacerdotessa dell’Oracolo non poteva sentirla. Il suo spirito era stato confinato in un’altra dimensione, oltre il suo corpo, ridotto a vuoto involucro, e anche il ruolo di semplice osservatrice le fu precluso.

Zedhea invece, fu risucchiata nella spirale di immersione di Britta. Il passaggio di dimensione le provocò una convulsione, tale fu la potenza repentina del cambiamento di stato. Si ritrovò ad osservare l’incontro di Britta con il Guardiano del suo inconscio, che la novizia arginò con ferme argomentazioni, intenta ormai a navigare le sue acque sotterranee dovunque la portassero, fosse anche agli inferi.

La ammirò per il coraggio con il quale si lasciava travolgere dal flusso impetuoso e impietoso che le sue emozioni e il suo doloroso vissuto le restituirono attraverso vivide visioni, mentre ogni sua diga interiore si sgretolava.

E vide un futuro dipanarsi a partire dall’accettazione del ruolo voluto per lei dalla Dea, sovrapporsi ad un altro futuro, figlio invece del rifiuto di quella scelta. Non il suo passato, non il suo dolore antico, ma quelle immagini, furono quelle, a provocarle uno strazio incontenibile. Fu così forte che le acque, il bosco e la mente connessa di Zedhea furono scossi dall’urlo di Britta, interrompendo troppo bruscamente il flusso della sua Vista e di quello della Signora di Avalon. E la sua rabbia esplose senza più alcun freno.

<<No! Non potete chiedermi questo! Tutto, ma non questo! Non giacerò con uomo. E’ stata la mia scelta, Signora, quando mi hai accettata come novizia, ricordi?! Ricordi i miei voti, in occasione della mia consacrazione? Forse la Dea non mi ritiene degna? Se non potrò essere Sacerdotessa, non sarò neanche donna e madre nel mondo! Non accetterò mai! Come può la Dea volere che io mi congiunga ad un uomo che non conosco né ho scelto, per giunta! Che importa che si tratti del Re dell’Anno! Ho rifiutato Signori e Principi nel mio mondo, prima di giungere ad Avalon! Oh Signora, ti prego, intercedi per me, aiutami! Parlale, Lei ascolterà almeno te>>.

<<Ragiona, bambina. Calmati o la tua rabbia ti divorerà, prima che tu possa inquadrare questo tassello nel mosaico di cui è solo una parte,come già la Dea ti ha detto! Ti prego, ascoltami. Le tue scelte, per quanto sincere, sono state viziate da tutto ciò che è rimasto irrisolto. La Vista ha soltanto rotto gli argini, e le tue emozioni ti stanno devastando e offuscando la mente. Hanno anche interrotto il flusso delle visioni, prematuramente. Avresti avuto maggiore illuminazione se la tua coscienza non fosse riemersa anzitempo, ma non è tardi. Affronta i tuoi demoni con me, ti prego. E’ troppo importante che tu li dissolva, sacerdotessa della Luna!

Oh, ricordo così bene sia il giorno del tuo arrivo sull’isola, che il giorno dei tuoi voti. La tua dichiarazione di intenti, soprattutto, mi colpì provocandomi brividi di anticipazione. Adesso comprendo perché. Ho rispettato le tue motivazioni e avrei continuato a farlo per sempre, ma la Dea vede ciò che né tu né io possiamo vedere e comprendere. Non è forse alla base della consacrazione di ognuna di noi la fiducia incondizionata in Lei e nel suo volere? Non abbiamo forse giurato tutte di anteporre le nostre vite e i nostri destini alla sua opera?>>, le chiese.

<<Già...incondizionatamente! Non avrei mai potuto immaginare però che…>>

<<Nessun però, Britta. Non può esserci spazio per nessuna condizione. Questo lo ricordi vero? Allora spiegami la portata del tuo rifiuto! Sei libera di contravvenire ai tuoi voti e di lasciare l’Ordine, se lo desideri!>>, la interruppe Zedhea, provocandola.

<<Mai! Non desidero questo, piuttosto preferirei morire, così mi congiungerei alla Dea per sempre!>>

<<No… No Britta, non puoi fuggire ancora! Anche la morte sarebbe una fuga, e sai bene che costituirebbe una brusca involuzione nel tuo ciclo di incarnazioni!>>, la ammonì Zedhea.

<<Non capisci quanto la Dea ti ami e tenga alla tua evoluzione! Non perdere questa occasione! Ti aiuterò io se soltanto mi permetterai di farlo>>, suggerì la Signora di Avalon, riuscendo con quelle parole, a far saltare l’ultimo freno interiore della novizia.

<<Signora, tu non sai quanto sia stata ferita! I miei più grandi dolori e miei vuoti portano la firma di colui che più di tutti avrebbe dovuto amarmi, proteggermi, guidarmi. La mia mamma è morta, lasciandomi sola con lui! Era tutto il mio mondo, ed io lo adoravo tanto!>>, iniziò a confidarsi Britta tra singhiozzi strozzati. Come un fiume in piena, i suoi ricordi per la prima volta dopo anni, si trasformarono in lacrime e parole copiose.

<<Non è mai riuscita a piegare mia madre, ma l’ha consumata finchè ha esaurito ogni sua energia, e si è arresa all’oblio. Allora si è accanito su di me, che ero più vulnerabile. Desiderava più di ogni altra cosa plasmarmi a sua immagine. E più io mi avvicinavo alla Dea e somigliavo a mia madre, più lui si accaniva su di me. Giudizio e controllo, durezza e distacco, questo mi riservava ogni giorno. Crescendo ho imparato a sfidarlo, tenendogli testa, ed è arrivato anche il tempo per le violenze. Mi percuoteva, non soltanto con le sue mani possenti. Ma io non piangevo mai dinanzi a lui! Soffocavo il dolore stringendo i denti e sognando il modo di allontanarmi da lui>>.

<<Britta, io non immaginavo…>>, provò a consolarla Zedhea, sortendo esattamente l’effetto contrario.

<<Tu non immaginavi, ma la Dea sa!! Sa anche dei suoi vani tentativi di darmi in moglie ai ricchi signori delle terre dei ghiacci, deridendo tutti i miei talenti ed i miei sogni d’amore. Mi terrorizzava profetizzando un futuro di povertà e insuccessi, se avessi seguito la mia strada e sminuendo ogni mio traguardo. Ho difeso la mia scelta, e a dispetto delle sue profezie, ho accumulato successi e onori in ogni campo. Per poi fallire e ricominciare tutto da zero, non sai quante volte. Non mi ero resa conto di quanto fosse riuscito a sfinire e prosciugare anche me, tanto che inconsciamente ho finito per credere, come lui, di non essere in grado di prendere le decisioni giuste, di non scegliere i giusti amici, e di cimentarmi in imprese impossibili. Ho finito per scegliere tutto ciò che potesse dargli ragione! Oh Madre, quanto potere gli ho concesso, arrivando a sabotare i miei sogni e la mia stessa vita! Mi sono soltanto illusa di essere libera da lui, mentre invece mi sono legata al suo giogo invisibile, consegnandogli le chiavi delle mie catene! Ora capisco! Ho finito per chiudere il mio cuore all’amore, perché ogni volta che ne lasciavo aperte le porte, facevo entrare un principe travestito, dietro le cui sembianze c’era lui. Sempre lui! Controllori, giudici e traditori, intenti a desiderare per me ciò che ritenevano giusto, non ciò che io desideravo. Cosa ho fatto della mia vita! Un deserto sterile. Adesso tu non puoi chiedermi di lasciare la mia unica oasi, quest’isola è sacra per me! Rappresenta che ancora è inviolato in me, e non voglio rinunciare al mio servizio. Io sono una Sacerdotessa della Luna, io l’ho scelto!! Non puoi privarmi dell’unica mia libera scelta!>>, urlò la novizia tra singhiozzi di dolore liquido.

Svuotata dall’intensità del suo viaggio interiore, e vinta dall’infuocato alterco con la Signora di Avalon, Britta svenne, precipitando riversa nella profonda polla.

Zedhea si volse verso Elydwin affinchè l’aiutasse, ma dallo sguardo vacuo della sacerdotessa comprese soltanto allora che era sotto un potente incantesimo, la sua mente era altrove, e chissà da quanto tempo! Ormai sola, si precipitò nell’intento di soccorrerla giovane novizia, e a quel punto avvertì una presenza. Si trovavano ai confini del regno delle Fate! La assalì il timore che Britta avesse stretto un patto con la Regina dei Fairy, in grado di intrappolare per l’eternità uno spirito nel suo regno, in cambio della realizzazione di un desiderio. Sapeva che Britta avrebbe chiesto la pace immota di quel mondo parallelo, conosciuto come Shide, da cui nessun può più far ritorno.

Fortunatamente si trattava invece della Dea. La presenza della Dea si fece voce risuonando all’unisono nelle loro menti e nell’intero bosco, giungendo anche al cerchio dei Druidi. Dall’esclamazione di liberazione si rese conto che Elydwin era tornata pienamente in sé. Entrambe le sacerdotesse tentarono allora di muoversi, ma invano. Erano come pietrificate negli arti.

  

La udirono richiamare gli spiriti Elementali, e manifestarsi improvviso il vento, che scosse folti cespugli di fiori rossi. I fulvi petali come pioggia cadevano nelle sacre acque, ricoprendone tutta la superficie, precludendo la vista dell’inerme corpo galleggiante di Britta.

<<Non è tempo di morire per te, figlia mia diletta! Spirito dell’acqua che dei sacri elementi a lei sei il più caro, spirito dell’aria, ispiratore adorato della sua mente, io vi ordine di farle dono del respiro anfibio. Destati adesso, e nutriti in abbondanza di quest’acqua fiorita. Poi mi ascolterai e saprai cosa fare. Questa, sarà la tua prima vera libera scelta. Ovviamente dopo il tuo amore per me, cosa di cui non ho mai dubitato>>, le disse amorevolmente la dea Madre.

Dopo quelle parole, la sua presenza parve tramutarsi, tangibile come fosse acqua, aria e musica al tempo stesso, al cui ritmo Britta iniziò a muoversi come una manta. Desiderò che quell’armonia non avesse mai fine, e si abbandonò a quello stato di totalità inalando l’acqua fiorita come se non avesse mai bevuto prima di quel momento. Fu forte a quel punto, la tentazione di invocare la Regina dei Fairy per chiederle di formulare il potente e irreversibile incantesimo che avrebbe conferito l’eternità di quello stato di autentica libertà, in cambio del suo spirito.

La Regina percepì quel pensiero e ne fu molto allettata. Avrebbe fatto di Britta l’addestratrice di tutte le fanciulle che si erano addentrate nel suo regno immortale e di tutte le giovani fate. Aveva molto osservato la novizia durante le sue solitarie nuotate e gli esercizi spirituali che svolgeva nel bosco limitrofo. Ne conosceva i pensieri, i turbamenti e gli straordinari talenti. Quella giovane sacerdotessa era perfetta e ora aveva l’occasione di averla con se.

I pensieri di Britta ed i piani orditi dalla Regina dei Fairy furono sventati per tempo dalla Dea Madre che sigillò in una bolla di luce violetta tutto lo spazio intorno alla sorgente sacra in cui stava nuotando Britta, emettendo un suono tanto melodioso quanto terribile. Soltanto la novizia non ne fu toccata, e solo lei udì l’ordine impartito dalla Dea, cui rispose emergendo dalle acque.

La voce tonante della Dea, in quel preciso istante, tornò ad essere percepita da tutti, propagandosi come echeggianti onde dense.

<<Ti infondo la mia essenza, sacerdotessa. Sarai una parte di me. La parte che ti manca. Adesso!>>

Una luce accecante si manifestò intorno al corpo della novizia, le vorticò intorno fino a sfumarne i contorni, penetrandola completamente. Quell’iridescenza tramutò le sue sembianze si in pura acqua aumentandone enormemente le dimensioni. La visione del gigantesco corpo trasfigurato di Britta provocò un tale stupore, che anche gli uccelli sobbalzarono, ed ogni respiro rimase a lungo sospeso. Zedhea trasalì ancor più delle giovani novizie e dei Druidi telepati, spettatori in ogni senso più distanti. Poi la Dea tornò a parlare:

<<Assorbi la grandezza della mia manifestazione femminile. Nutriti della saggezza e dell’invulnerabilità che io sono. Fa tua la forza impavida e la libertà che derivano dal mio amore. Io sono libera. Non mi importa di essere ricambiata, né di essere giudicata. Non cerco approvazione, né dipendo da essa. Io amo incondizionatamente, e non mi aspetto nulla in cambio. Tu, che adesso benefici della mia essenza, prendi in te la capacità di amare e al tempo stesso di essere invulnerabile. E’ il mio dono, onoralo. Questo è l’amore che tutte le mie figlie avrebbero dovuto nutrire e infondere. Avete sacrificato la vostra identità in cambio dell’amore, come fossero inconciliabili espressioni. E’ la perdita di sé che porta dolore, non l’amore in sé! >>.

Un lungo silenzio carico di vento ammantò il corpo acqueo della novizia, poi la voce tornò improvvisa.

<<Voglio che sia tu a rinnovare l’essenza di questa forza nel mondo, trasmettendola nuovamente a tutte le mie figlie, dopo che l’avrai fatta tua. Per realizzare questo, dovrai conoscere ed integrare l’altra parte di me che hai separato. Devi integrare il mio elemento di manifestazione maschile, affinchè tu possa vivere in equilibrio realizzazione e amore, saggezza e intelligenza. Ti faccio dono quindi, anche del divino maschile! Adesso!!>>, disse con la solennità di un’investitura.

In quell’istante stesso una figura speculare a Britta nelle enormi dimensioni emerse dalle acque, fatta della sostanza del fuoco più vivo, come se il sole si fosse fuso per modellare le fattezze di un uomo gigantesco. I due opposti elementi, espressi nelle sembianze del femminile e del maschile, si fronteggiarono poi, compenetrandosi in un abbraccio tale da disperdere la definizione dei singoli confini.

<<Comprenderai anche, le qualità che ogni donna dovrebbe coltivare in sé, completandosi autonomamente. Altrettanto ogni uomo dovrebbe dovuto imparare a coltivare in sé gli elementi del femminile. Sperimenterai quanta armonia possa derivare dall’equilibrio di una tale unione. La fusione degli opposti e complementari spiriti liberi sprigiona l’estasi, che è l’essenza della mia totalità. Il raggiungimento dell’Uno! Adesso!!>>

<<Figlia della Luna, ricorda bene ciò che stai provando in questi momenti, custodiscine la memoria in ogni parte del tuo essere. Il dono che ti ho fatto oggi si è compiuto attraverso il mio amore, l’introiezione dei sacri elementi ed i Fiori di Quince, di cui ti sei nutrita attraverso l’acqua. Ricorda tutto questo! Ora sai che le sacre nozze rituali celebrate a Beltane riproducono questa stessa unione archetipica. Fa la tua libera scelta, ora sei pronta>>, concluse la Dea, dissolvendo la sua voce e la sua presenza.

Il fuoco interiore generato dal suo antico tormentosi era spento per sempre. Adesso sapeva, non aveva più dubbi. Aveva scelto. Britta sarebbe stata donna e Sacerdotessa, a Beltane come nel resto della sua nuova, libera vita. Avrebbe assicurato una nuova discendenza: del sapere e del sentire, ispirata all’integrazione di Animus e Anima. E nuove donne e nuovi uomini avrebbero abitato le terre di Britannia.



1 Rielaborazione testuale tratta da: “Feste Pagane. Alla riscoperta della Ruota dell’Anno e della dimensione magica del Tempo.”, Roberto Fattore. Macro Edizioni, 2004

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Inserito nel sito www.ilcerchiodellaluna.it nell'aprile 2012



 





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