La Luna
Simbolismo, miti, archetipi, significati e influenze



Antiche rappresentazioni della divinità lunare

Il pilastro di pietra



Il pilastro sul portone del santuario di venere a Paphos

La più antica rappresentazione della divinità lunare, e forse la più universale, era un cono o un pilastro di pietra, che possedeva un carattere particolarmente sacro. A volte era di origine meteoritica, una cosa favolosa che cadde sulla terra dal cielo. L'origine miracolosa dì queste pietre deve aver grandemente accresciuto il timore e la venerazione di cui l'uomo le circondava. In altri casi la pietra non fu lasciata nella sua forma naturale ma venne lavorata. In Melanesia, per esempio, è adorata come uno degli aspetti della luna, una pietra a forma di mezzaluna. In genere si ritrova insieme ad una pietra circolare che rappresenta la luna piena.
Anche il colore delle pietre era vario; a volte erano bianche, altre volte nere, in corrispondenza all'aspetto chiaro od oscuro della divinità lunare. A Pafo in Cipro, Baaleth o Astarte era rappresentata da un cono, o una piramide, di colore bianco. Un cono analogo rappresentava Astarte a Biblo e Artemide a Perge in Panfilia mentre una pietra meteoritica nera era adorata come Cibele a Pessinunte in Galazía. Coni di arenaria vennero alla luce nel santuario della Signora di Turchese tra i precipizi del Monte Sinai, e ciò indica che la Grande Dea Luna era adorata su questa Montagna della Luna sotto forma di un cono, prima che Mosè vi ricevesse le Tavole della Legge.
In Caldea la Grande Dea, Magna Dea, che era dea della Luna, era adorata sotto forma di una pietra nera, su cui c'è un segno che viene chiamato l'Impronta di Afrodite. Per qualche motivo la forma greca del nome è stata associata a questo segno, che è una depressione ovale, e sta a significare lo 'yoni’ o genitali femminili. E’ il segno di Artemide, la dea del libero amore sessuale.
La pietra che rappresenta la Luna non appare sempre esattamente nella stessa forma. A volte è semplicemente un tumulo rotondeggiante, somigliante all' 'Omphalos', che probabilmente è la rappresentazione più antica della terra madre, più spesso però ha una forma allungata, simile ad un cono o a un pilastro, che in molti casi è inciso o lavorato.
Goblet d'Alviella suggerisce che la forma della statua sia venuta fuori, per così dire, dalla pietra. La pietra era la rappresentazione originaria della dea luna che assunse a poco a poco caratteristiche umane.
Le colonne non sono falliche, come spesso è stato supposto. Hanno una storia completamente differente dalle 'Erme' con cui vengono a volte confuse, e che in genere sono contrassegnate con un simbolo fallico, una freccia o un triangolo acuto, simili a quelli comunemente presenti su altri pilastri fallici, che rappresentano il potere o l'efficacia maschile del grande uomo in onore del quale erano eretti. Corrisponde al simbolo femminile spesso ritrovato sulle pietre sacre della Madre Luna, che è un simbolo del potere generativo della donna e dell’attrazione sessuale che esercita sugli uomini, con una connotazione leggermente differente dalla coppa, calice, e il graal, che sono simboli dell'utero e rappresentano le qualità materne della donna più che la sua attrazione sessuale. Tuttavia le due idee non sono troppo diverse e spesso si confondono l'una con l'altra. Perciò in queste figure di pietra è evidente che si è tentato di rappresentare la donna, la sua forma, la sua sessualità, la sua essenza femminile.


L’Albero della Luna



Sacro Albero Lunare di Babilonia

In aggiunta al cono o al pilastro di pietra, si è ritrovato frequentemente come emblema della luna un pilastro di legno o un albero. Il sacro Albero della Luna risale molto indietro nel tempo, e ricompare continuamente nell'arte religiosa.
A volte il sacro albero lunare è raffigurato come un vero albero, o una pianta, con nei rami la luna crescente o il dio luna. Altre volte è piuttosto stilizzato. Può anche apparire come un semplice palo tronco: in alcuni casi è trasformato e semplificato al punto da assomigliare ai pilastri di pietra di cui abbiamo già parlato. L'albero tronco figura nei miti legati a molte divinità lunarii. In alcune religioni lunari l'abbattimento dell'albero divenne una importante della ripetizione rituale della morte o passione del dio: la bara contenente il corpo di Ositide era racchiusa nel tronco dell'albero, i cui rami erano sfrondati in modo da formare un tetto per il palazzo dei re; Diana, la Grande Dea, fu portata dalla Grecia in Italia nascosta in un fascio di legna. E, più istruttivo di tutti, durante la festa del lutto in onore di Attis, veniva tagliato un pino, al quale erano recisi i rami, e il morto dio Attis era unito al tronco. L'intero rituale rappresentava 1a sua castrazione e morte dinanzi alla madre, in quanto l'albero, qui come ovunque, era un simbolo sia della madre che abbraccia e cinge il figlio, sia del figlio stesso, il quale da questo abbraccio è castrato e ucciso.
Un tema analogo si ritrova nell'albero Wak-Wak della Persia, dell'Arabia, della Turchia e dell'India. Era un albero sacro dal quale pendevano corpi morti e sul quale, inoltre, fiorivano teste umane. E’ un albero di morte e di vita, Il termine Wak-Wak è molto simile al termine wakan, che come tabù significa spirituale, consacrato, meraviglioso, ed è usato anche per le donne nel periodo mestruale.
L'Ascera, che è menzionato così di frequente nell'Antico Testamento, era un albero convenzionale e veniva trattato come se fosse la stessa dea Astarte. I profeti condannavano l'adorazione dell'Ascera, delle Lune Nuove, e dei Sabbath durante i quali si svolgeva il suo rito. Questi elementi e i boschetti nei quali venivano eretti gli Ascera sono tutte parti del rituale delle dee lunari. Perciò contro la Madre Luna, che regnò nel Sinai prima dell'avvento di Yahweh, il monoteismo degli ebrei ebbe il suo grande scontro.



Tre forme del sacro Albero Lunare assiro

L'albero lunare spesso è raffigurato ricoperto di frutta e luci, come il nostro albero di Natale. In un'immagine assira è ricoperto di nastrini come il nostro 'albero di maggio'. Può darsi che in quei giorni lontani intorno ad esso avesse luogo una danza, come quella che ancora oggi viene compiuta intorno all''albero di maggio' il Giorno di Maggio. In quella danza a come nella nostra, i nastri che venivano intrecciati rappresentavano l'ornamento dell'albero spoglio con foglie, fiori, e frutta di brillanti colori. A volte l'albero è mostrato racchiuso in una scorta di reliquario o santuario oppure è circondato da un graticcio, diventando così un giardino in miniatura. Va ricordato che la Dea Luna era adorata in una grotta, in un boschettc, naturale o in un giardino. Nelle poesie e nei testi religiosi spesso è detto che I' “Albero cresce nel centro del giardino". La pietra sacra di Pafo è in genere mostrata entro un graticcio che trasforma il santuario in giardino.

albero luna  albero luna 

In alcune raffigurazioni micenee si vede il sacro olivo che cresce in un santuario. Alle volte la luna non è tra i rami dell'albero ma sta nascosta nel luogo segreto al centro.
In alcune chiese greche son stati trovati una croce o un palo ritti su una mezzaluna. Sono immagini di origine pre-cristiana e la croce o il palo rappresentano probabilmente un albero tronco.
In altre pitture l'albero è modificato in modo da somigliare ad un loto o a un giglio. Questa modificazione è presente sia nelle rappresentazioni assire che in quelle egiziane. Il frutto dell’albero è la fonte da cui è estratta la bevanda dell'immortalità, il sapere segreto, e l'ispirazione, così apprezzati dagli dei e così gelosamente custoditi da essi. La credenza nei meravigliosi poteri di questo albero è molto precedente alla storia degli alberi "nel centro del giardino" contenuto nella Genesi, tuttavia non possiamo non restare stupiti dall'analogia tra i poteri attribuiti a questi alberi e al loro ambiente. Nel giardino dell'Eden il frutto della conoscenza e il frutto dell'immortalità crescevano su alberi separati. Più spesso questi due doni sono ritenuti il frutto di un solo albero che cresce nella " parte centrale della terra", come riporta un antico inno.
Questo inno, noto come Inno di Eridu, è uno dei più antichi poemi religiosi fra quelli che ci sono pervenuti dal remoto passato. Eridu era il centro di una antica civiltà ai confini del golfo Persico. E’ probabile che i popoli chiamati più tardi Caldei avessero qui la loro origine e in seguito siano migrati verso l'Eufrate, dove fondarono la città di Ur. L'inno commemora l'albero della luna e i suoi frutti:

La sua radice (o frutto) di chiaro cristallo si allungava nel profondo.
La sua sedia era il luogo centrale della terra;
Il suo fogliame era il divano di Zikum, la madre (primordiale).
Nel cuore della sacra casa che spande la sua ombra come una foresta
nessun uomo è mai penetrato,
Là (è la casa della) madre potente, che passa attraverso il cielo
(Nel) suo centro stava Tammuz.

Questo albero sacro è la "casa della potente madre che passa attraverso il cielo", una splendida descrizione della luna. Nel centro c'è Tammuz, Il Verde, figlio della Madre Luna, Ishtar, che è esso stesso la Giovane Luna.
"La sua radice si allungava nel profondo" sottolinea che il potere del. la luna si estende anche nel mondo infero. nel quadro della vita negli inferi del dio lunare e anche qui troviamo che l'albero della luna ha il suo posto. Il verso "nel cuore della sua sacra casa ... nessun uomo è mai penetrato sottolinea che il significato della Dea Lunare e del suo albero lunare è un mistero, e in effetti essa potrebbe essere chiamata ,la Madre dei Misteri.


ANIMALI E DEE LUNARI
Frequentemente l'albero della luna è rappresentato sorvegliato o attaccato da animali o mostri. Nelle raffigurazioni assire e fenicie gli animali sono leoni, unicorni, capre o mostri alati. Questi corrispondono a Tifone o Set della storia egiziana, e al più antico Demone dell'Oscurità, che, nei miti, attaccò il Dio della Luna e lo uccise. Ma nel santuario della luna gli animali hanno un altro significato, poiché il dio della luna venne sostituito più tardi da una dea lunare, madre di tutte le creature viventi, rappresentazione della feconda natura femminile. Questa dea spesso è rappresentata nel suo aspetto polimastico, non soltanto nelle statue molto antiche, ma anche in quelle più tarde, la cui bellezza e perfezione è indice di un alto livello di cultura dell'artista. I suoi molti seni testimoniano del suo universale istinto materno e nutritivo, e accennano anche alla sua origine animale. Nelle braccia e tutto intorno alle lunghe vesti sono raggruppati i suoi piccoli animali.
Quanto più ci spingiamo all'indietro nella nostra ricerca delle origini e del significato della Dea Lunare tanto più vicino arriviamo al concetto animale. Ecate una volta, nel confuso passato, era il Cane tricefalo della Luna; Artemide era un'Orsa; Iside era Hathor la Dea-Mucca; Cibele una Leonessa o una dea con Iside leone. Sedeva su un trono leonino e viaggiava su un carro tirato da leoni; e Atargatis
Regina del Cielo, è mostrata mentre cavalca un leone, con il-capo circondato da raggi. Negli ultimi secoli del culto egiziano di Osiride si diceva che Apis, il Toro, fosse lo spirito di Osiride. Questa credenza costituisce un indizio diretto dell'evoluzione del pensiero religioso.
Prima la divinità lunare era un animale, quindi ad essere un animale è lo spirito del dio. Più tardi il dio, o la dea, è servito da animali. Ancor più tardi questi servitori animali furono sostituiti da esseri umani che portavano maschere animali, eseguivano danze animalí, ed erano chiamati con nomi di animali.


L’Orsa e il cinghiale
E’ stato detto, ad esempio, che le bambine ateniesi danzavano come orse per Artemide di Brauronia, la Dea-Orsa, mentre gli uomini-Orsi servivano la dea lunare celtica, che una volta si era manifestata sotto forma di orsa.
L'orsa, in effetti, rappresenta l'aspetto feroce e terribile della Dea stessa, che non solo crea la vita ma la distrugge anche. In seguito i due aspetti della Dea vennero parzialmente separati e differenziati, cosicché nella famosa Afrodite piangente del Libano, l'animale, in questo caso un cinghiale invece di un orso, sta uccidendo il giovane Adone, mentre Afrodite si lamenta nella più profonda afflizione. Tuttavia il cinghiale è anche la stessa Afrodite.

Leoni e leonesse: l’animale simbolo dell’istinto femminile
I servitori animali e gli emblemi animali che circondano la dea nei suoi santuari debbono aver continuamente rammentato agli adoratori di epoche più tarde quegli aspetti più selvaggi della sua natura dalla quale dea si era parzialmente evoluta. Essa tiene ancora presso di sé i suoi nimali poiché non può essere compresa se non alla luce del suo passato.
Il significato psicologico di questa graduale trasformazione della forma è chiaro. In tempi estremamente antichi, all'inizio della civiltà, l'istinto femminile era percepito come interamente animale. Quindi la ferocia della madre in difesa dei suoi piccoli e la voracità della sua brama per il maschio nella stagione degli amori, erano le più ovvie e dominanti caratteristiche sia delle bestie che delle donne. Con il progredire della civiltà, le donne iniziarono a sviluppare qualcosa di molto simile all'emozione che chiamiamo amore, e la dea delle donne si elevò gradualmente sopra la sua natura animale. Ora viene rappresentata come una donna, che conserva però in grande misura la fierezza del suo istinto femminile. Cavalca il suo leone, fa nascere i suoi animali, adorna il suo capo con corni di mucca ed è servita dalle sue bestie, mentre allo stesso tempo ascende in qualche modo le feroci passioni animali che questi animali rappresentano.
Questa situazione non è del tutto scomparsa dalla nostra attuale civiltà. Le nostre donne hanno imparato i modi e le emozioni umane - pietà, amore, sollecitudine - ma non troppo al di sotto della superficie assopita nell’inconscio, è celata la vecchia forma primitiva dell’istinto femminile, pronta di nuovo a saltar fuori ed anche, forse, a riaffermare il suo potere sulla coscienza in qualsiasi situazione veramente critica.

La mucca e il toro
L'aspetto rapace della Dea Lunare è rappresentato dal leone o dalla pantera; l'aspetto materno e nutritivo molto spesso è rappresentato dalla mucca, le cui corna ricordano immediatamente la “luna cornuta”. Nella sua forma umana la dea è spesso accompagnata da una capra, una mucca, o un toro. In un carro simile a quello che in alcune raffigurazioni porta la luna attraverso il cielo nel suo viaggio notturno, Cibele, incoronata da un radioso diadema, è trasportata nello stesso viaggio. La Dea della Luna è spesso mostrata con una acconciatura di piccoli corni, una figura ornamentale comune sia all'arte babilonese che a quella greca.
La Dea Lunare è perciò la mucca celeste e suo figlio, la giovane luna, è il Toro Bambino. Pasifae, la minoica Regina della Luna, Colei che Brilla per Tutti, era la madre del sacro Torello. In un inno latino medioevale è descritto come il “Selvaggio Unicorno catturato e ammansito dalla Vergire”.

L’agnello, la lepre
Il Torello, figlio della Madre Luna, è l'eroe che viene sulla terra e mostra agli uomini la via della salvezza. Sta tra la terra e il cielo, poiché è un uomo, soggetto alla morte come l'uomo, ma è anche il Figlio della Vergine Madre Luna, l'Eterno e Non-nato. Condivide la natura dell'uomo e quella degli dei. All'iniziato di Osiride veniva insegnata una formula magica da usare come lasciapassare per il mondo degli dei quando, dopo morto, avrebbe cercato di entrarvi. Doveva proclamare se stesso “Figlio della Terra e del Cielo Stellato”. Cristo stesso, nel suo aspetto mitologico, era un bambino divino, il sacro Unicorno ammansito dalla Vergine e quindi, forse, trasformato nell'Ariete, la capra o, come è più comunemente detto, l'Agnello. Questo aspetto pone in risalto le sue qualità pacifiche. E’ completamente docile e accogliente. Ciò in quanto il Figlio della Madre Luna che ha sempre accettato il suo fato senza mai tentare di contrastarlo, sebbene fosse condannato ogni anno a morire. Questa mitezza è spesso la principale caratteristica dell'eroe lunare, come, per esempio, quando è la lepre ad avere questo ruolo. Proprio in ragione della sua docilità e mancanza di belligeranza, la lepre riesce spesso a trovare la strada, dove un attacco più diretto e ostinato porterebbe al disastro. In tal modo la lepre diviene il capo o guida. Anche questo tratto di gentilezza corrisponde ad un aspetto della natura femminile che è l'esatto opposto degli impulsi crudeli o feroci rappresentati dai leoni e dalle pantere della Dea. La natura femminile, come la luna, è sia luce che oscurità, e la luce. a differenza di quella del sole è tiepida e calma, rappresentata da animali gentili e timidi come la lepre.


Gli animali alati, la colomba



Luna Alata assira.

Rimangono da considerare altri due elementi della natura femminile. Nei miti e nelle raffigurazioni religiose sono rappresentati da creature alate e dal serpente. Nel santuario della dea lunare si vedono spesso uccelli, specialmente colombe, mentre i suoi servitori animali spesso sono alati.I corni della stessa luna crescente sono a volte sostituiti da ali, come se la luna stesse volando attraverso il cielo. Questa luna alata talvolta contiene il Dio Luna, Sinn. In una pittura due fiotti d'acqua, che può essere pioggia, o più probabilmente nettare, o soma, la bevanda della luna, scendono sulla terra dove sono raccolti in un vaso o calice.
A volte la stessa Dea Luna ha le ali della luna. Sull'arca di Cipselo è rappresentata Diana alata, ed anche Artemide spesso ha delle alte ali ricurve, oppure può essere rappresentata con la testa d'uccello. Piccioni e colombe sono comuni nei templi di Afrodite; e Ishtar, durante il diluvio, sceglie una colomba come sua messaggera, un dettaglio della storia che appare anche nella versione ebraica di Noè e della sua arca. La colomba, inviata a vedere se le acque stavano decrescendo, vola verso un olivo e afferra col becco una foglia verde. In Grecia e forse anche in Mesopotamia, l'olivo rappresentava l'albero lunare.
La luce della luna che brilla dal cielo e porta l' illuminazione e la saggezza sulla terra è spesso personificata da un uccello, in genere una colomba. La Sophia, la Santa Sapienza degli gnostici, è, infatti la luce della Madre Celeste ed è equiparata alla Santa Colomba dello Spirito.
Per gli gnostici, infatti, lo Spirito Santo è femminile, e rappresenta in realtà, l'essenza femminile, l'Eros. Questa è la più tarda ed evoluta forma della dea lunare soltanto vagamente pre figurata nei nei miti che
stiamo considerando. Gli scritti dei Padri, di cui parleremo in seguito, ci indicano che lo stesso simbolismo che ebbe origine negli antichi culti della dea lunare sarà preservato nelle forme che ci sono state consacrate dalla dottrina cristiana. Ma la Santa Colomba, che può ancora essere ritrovata nelle chiese cristiane, e nella dottrina cristiana è venerata come il Messaggero di Dio, Portatrice di Sapienza, era nota fin dai tempi più antichi come messaggera e incarnazione della Magna Mater, Colei che Risplende per Tutti.

Il serpente
Gli animali di cui abbiamo già visto il rapporto con la Dea Lunare sono animali yin, per usare il termine cinese, e rappresentano i vari aspetti dell'istinto femminile; ma oltre a questi animali yin la luna è sempre stata strettamente associata con i serpenti, e ciò per vari motivi. In primo luogo al serpente era attribuito il potere di auto-rinnovamento per la sua capacità di cambiare o rinnovare la pelle. Questo potere era sentito come molto prossimo al potere della luna che si rinnovava ogni mese, dopo la sua morte apparente. Il carattere di continua trasforma zione e rinnovamento, sia della luna che del serpente, ha dato origine alle credenze che ascrivono il potere di immortalità a volte alla luna a volte al serpente. I miti antichi e primitivi narrano anche che il dono dell'immortalità fu portato agli uomini a volte dalla luna e a volte da un serpente. In altri casi il serpente rivela agli uomini la virtù che è nascosta nel frutto dell'albero della luna o nella bevanda del soma che può essere estratta da esso.
Il serpente, tuttavia, è associato con la luna per un altro motivo. I serpenti vivono in cavità oscure e scendono attraverso crepe nella terra e nelle rocce. Vivono in una regione sotterranea che per gli antichi era il mondo degli inferi. Il loro movimento è segreto e misterioso, hanno il sangue freddo e sono inaccessibili al sentimento umano. Per tutti questi motivi sono sempre stati considerati in rapporto con il mondo infero e con le ombre dei morti. Nella sua fase oscura anche la luna ha a che fare con il mondo degli inferi e con le potenze ctonie, e in questo aspetto le divinità lunari possono apparire, come tutte le divinità infere, sotto forma di serpenti. Ecate, ad esempio, la dea della luna oscura, era essa stessa in parte serpente, oppure veniva mostrata con dei serpenti nei capelli, mentre Ishtar si diceva che fosse ricoperta di scaglie come un serpente.
C'è un terzo ruolo giocato dal serpente nel culto della Dea Luna, ed esattamente quello di rappresentazione del phallus. Pallas o Priapo era adorato nel tempio di Vesta, dove a volte veniva rappresentato sotto forma di serpente; mentre la sede di Pan era nel tempio di Selene. Quasi in tutti i posti in cui veniva adorata, la Dea Luna era servita da sacerdotesse e in genere le sue guardiane erano vergini, spesso ierodule, o prostitute sacre. Poiché il serpente è legato al suo culto, non sorprende che le ancelle si prendessero cura anche di questa creatura. Su alcuni gioielli Ofiti Cibele, la grande Dea Luna, è riprodotta mentre offre una coppa ad un serpente, e a Spircus, nel tempio di Apollo, uno degli ultimi arrivati tra gli dei, era tenuto un serpente sacro, forse una reminiscenza di un culto più antico usurpato dagli Olimpi. Questo serpente era nutrito da una vergine che, cosa abbastanza significativa, doveva compiere il servizio nuda. La grande madre terrestre Demetra, nel suo tempio di Eleusi era servita da un serpente, detto Kychreus e l'unione mistica con un serpente costituiva probabilmente il rituale centrale dei misteri eleusini della Grande Madre. Il tema del Serpente ritorna in un altro luogo piuttosto insospettato. Il Dio del Monte Sinai il cui nome significa Montagna della Luna, era servito da uomini chiamati Leviti. Questi Leviti portavano la mezzaluna come diadema sul capo. Hommel dice che la parola Levi, che significa inghirlandare intrecciare, e essere devoto, è usata nelle iscrizioni minoiche in connessione con il dio Wadd che era Dio dell'Amore e Dio della Luna.
Nei miti e anche nelle credenze primitive spesso viene detto che i serpenti avevano frequenti rapporti con le donne e che queste potevano restarne incinte. In alcuni luoghi si riteneva anche che il morso di un serpente fosse la causa della prima mestruazione di una fanciulla, e che le donne fossero particolarmente esposte ad attirare l’amore del serpente durante la mestruazione. Per questo motivo le donne di alcune tribù, quando avevano le mestruazioni, non volevano andare tra i cespugli o presso una fonte, per la paura di essere messe incinte da un serpente; mentre in altri casi, potevano compiere dei pellegrinaggi per questo stesso scopo ad una fonte che si credeva fosse abitata da un serpente sacro.

Il pesce
In molte leggende il serpente è sostituito da un pesce, che è quindi circondato delle stesse paure e tabù che sono caratteristicamente legati al serpente. La stessa Dea Luna era a volte rappresentata per metà come pesce, e in questa forma è forse la precorritrice delle nostre sirene. Ishtar per esempio, sotto forma di Derketo era una sorta di pesce leviatano. Era il grande drago balena che produsse il disastroso diluvio, lamentandosi poi che i suoi piccoli erano stati resi come i pesci del mare. Il figlio del re, che cadde fuori dalla barca di Iside ed affogò, fu chiamato il Pescatore, un titolo che il cristianesimo ortodosso, come anche gli gnostici, attribuiscono a Cristo, sebbene, a volte, con un cambiamento di metafora che è molto frequente nella mitologia, venga chiamato Ichthyos, il Pesce. In un inno medievale è detto "Pesciolino che la Vergine prese nella fontana Egli è perciò pescatore e pesce, un ruolo duplice che è connesso con la funzione eroica del dio, il quale, avendo natura umana e divina può, mediante la sua passione, assimilare in una certa misura l'umano al divino.



Brano interamente tratto da: "I Misteri della Donna" di M. Esther Harding - Ed Astrolabio








 
 

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