Simboli, Archetipi ed Energie
Comprendere e usare le energie archetipiche



LA MELAGRANA
Ricerca a cura di Manuela Caregnato




LA MELAGRANA OVVERO L'ETERNO RITORNO (1)

Nel santuario di Santa Maria del Granato a Capaccio Vecchio, in provincia di Salerno, si venera una Vergine col Bambin Gesù che tiene nella mano destra una melagrana, quasi fosse uno scettro: è la Madonna del Granato.
A pochi chilometri di distanza, nel Museo di Paestum, è conservata una statua arcaica, che raffigura la dea Era con un bimbo in braccio nell'atteggiamento della kourotròfos, ovvero di "colei che nutre", e anch'essa regge questo frutto nella destra. Nello stesso museo un'altra statua arcaica di terracotta rappresenta una dea non identificata, seduta su un trono e con lo stesso frutto.
Infine nel Museo Nazionale di Napoli si costudiscono alcune statuette di kourotròfoi con la melagrana di tarda età ellenistica, provenienti da Capua.

Già Pausania aveva descritto una statua di Era in Argo, maestosa sul trono, che portava sul capo una corona dov'erano scolpite Cariti e Ore, in una mano il frutto e nell'altra lo scettro. Quale significato avesse la melagrana lo scrittore greco non volle svelarlo, limitandosi a dire che "la tradizione è di quelle di cui è meno lecito parlare". (Pausania, Guida alla Grecia, II, 17,4).
Anche altre dee furono ritratte con questo simbolo vegetale: Atena, protettrice della città di Atene nella sua funzione di divinità vitoriosa, Afrodite nell'isola di Cipro, dove secondo un mito avrebbe piantato per la prima volta l'albero, e infine Core-Persefone, Signora degli Inferi e delle Piante.
I Latini chiamavano il frutto "malum punicum" melo fenicio, perché si diceva che provenisse dall'area siro-fenicia dove una mitica Sìde, altro nome greco della melagrana, veniva considerata l'eroina fondatrice di Sidone che ne aveva ripreso anche etimologicamente il nome.



I MITI ARCAICI DELLA MELAGRANA

Attributo della Grande Madre, regina del Cosmo, nel suo duplice ruolo di Colei che dà la vita e Colei che la toglie, la melagrana era simbolo sia di Fecondità sia di Morte, tant'è vero che si sono trovate melegrane di argilla nelle tombe greche dell'Italia meridionale.

Secondo un mito greco il primo melograno nacque dalle stille di sangue di Dioniso. Quando uscì dal rifugio che era stata la coscia del padre Zeus, il piccolo fu catturato da Titani che, ispirati dalla gelosissima Era, lo fecero a pezzi e poi lo misero a bollire in un paiolo. Dal sangue che si era sparso spuntò un albero, il melograno; e altri sorsero sulle tombe di giovani eroi, da Eteoklês a Menoikéus, racchiudendo nell'essenza vegetale le stille del loro sangue.
Ma in epoca arcaica il melograno era associato a un essere femminile, Rhoiò (il nome alludeva alla melagrana che in greco si diceva roìa o roià) uno dei nomi greci della pianta; era figlia di Stàfylos, il Tralcio d'uva, a sua volta figlia di Dioniso. Il padre irato l'aveva rinchiusa in una "larnax", un recipiente di argilla, e gettata in mare. Dopo un fortunoso viaggio era approdata sulkl'isola di Delo dove aveva generato Anios, che a sua volta aveva generato Oinò, Spermò, Elais, ovvero Vino, Grano e Ulivo.

Sìde è un altro nome del melograno, collegato a una fanciulla, eroina eponima di Panfilia. Secondo la leggenda più antica Sìde era sposa di Orione, il mitico cacciatore che la gettò nell'Ade perché aveva osato contendere con Era in una gara di bellezza (Apollodoro, Bibliotheca, I, 25). Forse il mito riflette il passagio
da una sfera culturale primitiva a una più moderna, dove Era aveva assunto il ruolo principale.
In tutti questi miti è simboleggiato il ciclo di morte-sacrificio da cui nasce la vita: vi alludeva anche il 'làrnax' di Rhoiò, che veniva usato nel mondo egeo come cassa funebre.



LA MELAGRANA DI NANA

La melagrana che spunta dal sangue di un essere mitico e genera un nuovo essere si ritrova anche in un mito frigio. C'era una volta una roccia di nome Agdos che aveva assunto la forma della Grande Madre. Su di essa si era addormentato Papas, il dio del cielo. Mentre egli dormiva (o lottava con la dea, secondo un'altra versione), il suo seme cadde sulla roccia che, fecondata, partorì dal decimo mese un essere androgino, selvaggio e tracotante: Agdìstis, che poi i Greci identificarono con Cibele.
Gli dei erano stanchi della sua arroganza, ma non sapevano come ammansirlo; finché Dioniso se ne assunse il compito. Agdìstis soleva  dissetarsi a una sorgente dopo le lunghe ore trascorse nei boichi a cacciare. Il dio ne trasformò l'acqua in vino. L'androgino bevve l'insolita e sconosciuta bevanda cadendo in un sonno invincibile; e Bacco, che lo stava spiando, ne approfittò per legare il suo membro con una robusta fune.
Quando Agdìstis si fu destato dall'ebbrezza, balsò in piedi con tale slancio da evirarsi mentre un fiotto di sange inondava la terra. Si trattava però di sangue particolarmente fecondo se dal terreno sorse all'istante un melograno con un frutto di straordinaria bellezza. In quel luogo soleva passeggiare Nana, figlia del re o dio fluviale Sangarios, un'altra manifestazione della Grande Madre dell'Asia Minore. Un giorno la fanciulla vide pendere dall'albero quel frutto seducente, e non riuscì a resistere alla tentazione di coglierlo, ponendolo sul suo grembo. Ma inaspettatamente la melagrana sparì: dove si era mai nascosta ? La sconcertata principessa tornò lentamente al palazzo mentre uno strano languore la invadeva: era l'inizio della gravidanza da cui sarebbe nato Attis.


LA MELAGRANA DI CORE - PERSEFONE

L'iconografia classica ritrae spesso Core con il fiore o il frutto del melograno per simboleggiare la sua funzione di Signora dei morti.

Con la melagrana appare in una serie di terrecotte provenienti dalle Isole di Rodi, Cos, Melos e dalla Sicilia e dall'Italia meridionale. Da Locri, dove un santuario extraurbano era dedicato a Persefone, proviene una figura di dea giovinetta, con il friore e il frutto del melograno, che è stata interpreta come Core.

Nel suo mito sembra riecheggiare quello di Rhoiò o di Sìde, le melagrane arcaiche. D'altronde la stessa Core doveva essere una dea arcaica, la divinità del prato fiorito mediterraneo prima di diventare Persefone, la "figlia di Demetra e di Zeus".

Narra un inno omerico che un giorno Persefone stava giocando con le figlie di Oceano cogliendo rose, crochi, viole, iris e giacinti; finché vide un narciso "mirabile fiore raggiante, spettacolo prodigioso":

Attonita, ella protese le due mani insieme
per cogliere il bel giocattolo; ma si aprì la terra dalle ampie strade
nella pianura di Nisa e ne sorse il dio che molti uomini accoglie,
il figlio di Crono dai molti nomi, con le cavalle immortali.
E afferrata la dea, sul suo carro d'oro, ritullante,
in lacrime, la trascinava via; ed ella gettava alte grida
invocando il padre Cronide, eccelso e potente.
(Inni Omerici II, A.Demetra, 15-21)

Il rapimento di Ade, permesso da Zeus, suscitò l'ira di Demetra, la quale non consentì più che maturassero i frutti sulla terra. Preoccupato dalla sorte degli uomini, Zeus inviò Ermes presso Ade perché Colui che regnava sui morti liberasse Persefone. E Ade obbedì all'ordine del sovrano degli dei:

..... si rallegrò la saggia Persefone,
e balzò subito in piedi, colma di gioia, egli tuttavia
le diede da mangiare il seme di melograno dolce come il miele
- furtivamente guardandos attorno - affinché ella non
rimanesse per sempre lassù
con la veneranda Demetra dallo scuro peplo. (Ibid. 370-374)

Quando Demetra poté finalmente riabbracciare la figlia fu invasa da un presentimento. "Figlia", le domandò " non avrai forse mangiato qualche cibo mentre ti trovavi in quel luogo ?. Se l'hai mangiato dovrai scendere ogni anno nelle viscere della terra rimanendovi ogni anno per una delle tre stagioni: le altre due con me e con gli immortali".

E soggiunse:
Ogni volta che la terra si coprirà dei fiori odorosi,
multicolori, della primavera, allora dalla tenebra densa
tu sorgerai di nuovo, meraviglioso prodigio
per gli dei e gli uomini mortali.      

E Persefone le raccontò:
Quando a me venne Ermes il corridore, messaggero veloce,
da parte del padre Cronide e degli altri dei, progenie del cielo,
a dirmi di risalire dall'Erebo, affinché rivedendomi coi tuoi occhi
tu ponessi fine al rancore e all'ira inesorabile contro gli immortali,
al vederlo balzai in piedi, piena di gioia, ma Ade, indidiosamente,
mi porse il seme di melograno, cibo dolce come il miele,
e contro la mia volontà mi costrinse a mangiarlo

(Ibid., 401-403 e 407-413)

In questo mito la melagrana ha la funzione di costringere la Grande Madre, nella sua epifania di vergine, di Core, a scendere periodicamente negli Inferi, ovvero a morire come vergine per trasformarsi in madre generando il suo luminoso Figlio che lo ierofante evocava durante l'iniziazione nei grandi Misteri eleusini.

Come la luna diventa periodicamente nera unendosi al sole durante il novilunio, così Core-Persefone scendeva ogni anno agli Inferi per congiungersi con Ade a ri-generare il cosmo per poi rinascere, risalendo sulla terra, e regnare a fianco di Demetra come Signora del Cosmo, Signora delle piante (Esistono però versioni del mito in cui ella non ritorna da Demetra, rimane Luna nera, non genera, come simboleggiano i salici dai frutti morti del bosco che alludono alla sua sterilità).

La melagrana fu dunque il simbolo nella tradizione mediterranea precristiana del rinnovarsi del cosmo, della sua perenne rigenerazione a opera della Grande Madre che nel ciclo eterno di vita-morte-vita genera, riprende in sé e rigenera.
Gli innumerevolo grani del frutto evocavano fecondità e abbondanza. I Romani ornavano il capo delle spose con rametti della pianta per augurare loro gli attesi frutti, e ancora oggi nel Vietnam si canta "La melagrana si apre e lascia venire cento figli" mentre in Turchia la sposa getta per terra una granata: avrà tanti figli, si dice, quanti sono i chicchi usciti dal frutto.


LA MELAGRANA NELLA VARIE TRADIZIONI

Molti popoli reclamano l’origine del Melograno nelle proprie terre, così sembra che questa pianta abbia origine ovunque.

Gli antichi Egizi avevano la consuetudine di porre all’interno dei sepolcri i frutti di melograno.
I babilonesi credevano che masticare i semi di melograno prima delle battaglie, li rendesse invincibili.
Il Corano cita tre volte il melograno, due volte come esempio di cose buone create da Allah, e una volta come frutto trovato nel giardino del Paradiso.
Nella tradizione ebraica il melograno era un calice a forma di corona, simboleggia il “disegno” originale per la vera corona.
Nella tradizione indiana i semi del melograno vengono usati come spezia, conosciuta col nome di anardana. I semi essiccati sono usati per acidificare le salse chutney (salsa indiana a base di frutta e spezie) e curry. I semi del melograno selvatico “daru dell’Himalaya “, sono considerati i migliori in qualità per preparare questa spezia.
Nella lontana Cina i neosposi mangiavano la melagrana per benedire le nozze; le spose turche invece, la lanciavano a terra perché in questo modo scoprivano quanti erano i figli che avrebbero avuto, contavano i chicchi che uscivano dal frutto. Sempre in Turchia, il succo del melograno è considerato una panacea rinvigorente da dare stagionalmente ai giovani e alle persone debilitate, viene usato tuttora, come condimento per l’insalata e per marinare la carne.
In Grecia
, abbiamo visto come il mito di Demetra e Persefone si snodi intorno ai famosi sei chicchi di melagrana mangiati nell'Ade. Demetra era la madre di tutti gli dei, protettrice del matrimonio e della fertilità. Le donne ateniesi mangiavano i semi del frutto per conquistare fertilità e prosperità; i sacerdoti erano incoronati con rami di melograno ma non potevano mangiarne i frutti. E’ tradizione greca rompere un melograno durante i matrimoni, a Capodanno e quando si compra una nuova casa (il melograno è il primo dono che anche oggi gli ospiti portano) perché simbolo di abbondanza, fertilità e fortuna. Per lo stesso motivo, le decorazioni che riportano immagini del melograno sono molto comuni in Grecia e, proprio nella lingua greca, il nome usato per la melagrana, ha il significato uguale allo “ scorrere della forza dell’universo”.
Anche la Bibbia, nel Cantico dei Cantici, gli attribuisce un significato estetico e poetico: "come spicchio di melagrana sono le tue guance, senza quello che di dentro si nasconde" e più avanti il melograno ritorna, ma come simbolo di fertilità, speranza e fecondità: "ero discesa nel giardino delle noci, per osservare i frutti delle valli, per vedere se la vigna fosse fiorita, se avessero germogliato i melograni. Io ti prenderò, ti condurrò nella casa di mia madre, là mi istruirai, io ti darò da bere il vino drogato ed il mosto delle mie melagrane".
Approfondimenti (2)

LA MELAGRANA NELL'ARTE

L'albero a cui tendevi la pargoletta mano, il verde melograno da' bei vermigli fior…
(G. Carducci "Pianto antico", 1871)

     


Per tutto l'arco del Quattrocento il disegno della melagrana è ampiamente utilizzato nelle decorazioni sia pittoriche che su tessuti. Esso veniva riportato nei tessuti più costosi e preziosi, destinati alle cerimonie più fastose di Corte e nelle occasioni più solenni della Chiesa, per gli abiti e paramenti dei sacerdoti per le funzioni religiose.
Donatello, Michelozzo, Verrocchio, Rossellino ed i loro seguaci, per citare solamente alcuni, ripresero, nelle loro opere, il simbolo della melagrana, che è inoltre motivo diffuso nell'ornamento della scultura, soprattutto sepolcrale e dell'architettura classica. Anche nell'opera di Piero della Francesca si ritrova diffusamente il disegno "a melagrana" tant'è che per ben sedici volte Egli ha raffigurato un tessuto con il disegno del frutto di cui stiamo trattando.
Alcuni dipinti religiosi molto noti, di Sandro Botticelli o di Leonardo da Vinci, riprendono il tema del melograno, o del suo frutto, ad esempio si
cita la Madonna della melagrana del Botticelli.




Anche in mediooriente vediamo troviamo che Hiram, architetto del Tempio di Salomone, riportò l'immagine scolpita della Melagrana intorno ai capitelli delle due Colonne: "compì le colonne con due ordini di melagrane attorno al reticolato, da coprirne il capitello che sormontava la colonna. Lo stesso fece al capitello dell’altra... V'erano inoltre, in cima alle colonne, sopra ai reticolati, altri capitelli proporzionati alla colonna, ed intorno a questo secondo capitello, disposte in ordine, altre duecento melagrane".

LA MELAGRANA IN BOTANICA: PUNICA GRANATUM

Il Melograno è una pianta fruticosa o arbustiva diffusa nella regione mediterranea e coltivata in genere nei climi temperato-caldi. Nelle nostre scuole botaniche viene attribuito alla famiglia delle Punicacee con il nome scientifico di Punica granatum mentre secondo la scuola americana è classificato come appartenente alle Lythracee (Graham et al., 1993); la differenza non è solo accademica: alla seconda famiglia appartiene anche la pianta da cui si ricava il colorante "hennè", maggiormente prodotto in Sudan, Egitto ed India.
Poiché questo composto ha affinità chimica con le componenti della corteccia del melograno, gli Americani considerano le due piante affini. Invece nei Paesi della Vecchia Europa gli estratti dalla corteccia sono meglio conosciuti per i loro usi erboristici medicamentosi, mentre l'hennè è solo un prodotto esotico di importazione, quindi si preferisce differenziare le due classificazioni.

La pianta è originaria dell'Africa Settentrionale e dell'Asia Occidentale e giunse in Europa attraverso rotte marittime internazionali, portata dai mercanti Fenici. Non è un vero e proprio albero: si parla di arbusto arborescente, che raggiunge i 4-5 metri ma nelle località di origine può arrivare anche a 7 metri. Nei nostri climi si ritrova selvatica mentre per scopi ornamentali ne viene coltivata la varietà "Nana", in quanto di dimensioni più adatte a giardini e balconi.

La foglia di melograno è tipicamente ovale, di un colore verde lucente sulla pagina superiore ma che muta con le stagioni: è rossastra se giovane mentre in autunno assume sfumate gradazioni di giallo oro.
Il fiore è solitario nell'arbusto da frutto, ad infiorescenze doppie nelle cultivar ornamentali; la corolla ad imbuto è di un rosso vermiglio vistoso che racchiude le antere gialle portatrici di polline, ghiotta ricompensa per gli insetti impollinatori. La fioritura va dalla primavera all'inizio dell'estate.

I fiori sono caratterizzati da calice rosso, coriaceo e persistente nel frutto, detto appunto Melagrana.

Il frutto, detto melagrana o mela granata, matura in autunno, è una bacca caratteristica definita "balaustio" o "balausta". Esternamente è coriacea, di un colore giallo-arancio; internamente è suddivisa in logge da setti fibrosi di color giallo intenso e ogni compartimento contiene molti semi rossi, di forma prismatica, assai gustosi e ripieni di succo.
Dividendo a metà il frutto, si scoprono le logge asimmetriche, separate da tramezzi membranosi giallo-chiari. Queste cavità sono piene di granelli rosso-vinosi, dall'aspetto vitreo, costituiti da una polpa commestibile, succosa ed agrodolce, che contengono semi piccolissimi.La scorza rigida e coriacea giallo/rossastra può essere consumata direttamente o utilizzata per la preparazione di sciroppi (granatine) o gelatine. La corteccia contiene alcaloidi usati come antielmintici
.

La coltivazione e consumo del frutto del melograno nella fascia che va dall'Azerbaijan, all'Iran, Armenia, Palestina ed Egitto, è documentata per il ritrovamento risalente a diversi millenni fa di reperti archeologici di residui di semi e bucce in focolari.La coltivazione non pone difficoltà di rilievo. La pianta ha una forte tendenza a produrre polloni radicali a costituire una boscaglia fitta, il portamento ad albero isolato è favorito dalla asportazione dei getti accessori che si dipartono dalla base del fusto e dalle radici. Una limitazione della propagazione vegetativa migliora la produzione dei frutti.
Il melograno è pianta resistente all'arido estivo ed alle temperature invernali tipiche del Mediterraneo; in tale condizioni è straordinariamente resistente ad ogni tipo di malattia.
In ambiente inadatto, eccessivamente umido, o piovoso in estate è soggetto a marciumi radicali. In ambiente ben drenato resiste agevolmente a -10 °C, (14 °F).
La sola condizione richiesta è la coltivazione in ambiente secco e ben drenato, con elevata insolazione; non esistono esigenze particolari di suolo; ovviamente per produzioni fruttifere di rilievo è necessaria una adeguata profondità del suolo, moderatamente concimato. Irrigazioni di soccorso sono utili solo in caso di estrema siccità o con suoli desertici o poco profondi.
Si propaga per semina, ma in tal caso non sono assicurate le caratteristiche della pianta madre, si moltiplica più frequentemente in primavera per talea semilegnosa o per margotta, con una certa difficoltà per innesto. Nelle moltiplicazioni vegetative le caratteristiche varietali sono conservate.

Varietà :

Le varietà sono numerosissime, data anche la notevole variabilità della specie.
A titolo di esempio: in Iran sono state censite dall'Istituto Agricolo di Ricerca di Yazd.[5]. Le varietà più note sono: Soveh, Sioh, Rabob, Aghaei, Ardestony, Shisheh cap, Shirin Shahvor, Bajestony, Malas e Daneh Siah, Touq Gardan, Khazar, Shecar e Ashraf (Behshahr), Alak, Arous, Farouq, Rahab, Khafar e Shiraz, Ferdous e Khorasan, Bi daneh Sangan.


LA MELAGRANA IN CUCINA E IN ERBORISTERIA

La tradizione gastronomica della melagrana si è ormai persa nel tempo; nasce già con i Romani ma il frutto, considerato anticamente il re dell'orto (per la presenza del picciolo a forma di corona), viene di nuovo apprezzato solo nel Medioevo. Si utilizzavano i suoi grani interi per preparare ripieni, soprattutto per le carni, e si spremeva il succo sia per preparare salse e sughi che come sostituto dell'aceto.
Veniva inoltre utilizzato per aromatizzare il vino, detto "vinum granatus", offerto sporadicamente ai commensali, in occasioni particolari soprattutto della vita di corte.

È un frutto ricco di vitamine e per questo motivo è entrato a far parte del repertorio di ingredienti nelle cucine orientali, come quella persiana, siriana e libanese, e in tutti quei territori la cui aridità non offre una varietà di prodotti ad alto valore nutritivo.
Attualmente nella cucina italiana è scarsamente utilizzato per piatti salati, però gli chef più creativi ne impiegano i semi nei dessert, gelatine, granite e marmellate oppure ne usano il succo per preparare dolci.

Ben diverso il discorso per le altre parti della pianta, di interesse erboristico.
Nella corteccia delle radici in massima parte, ma anche nella corteccia dei rami, nel pericarpo (la parte esterna e coriacea del frutto) e nel fiore sono contenuti diversi principi attivi appartenenti al gruppo degli alcaloidi ma anche tannini. Questi composti rendono tali organi vegetali utilizzabili sotto la forma commerciale di frammenti o di polvere. È da segnalare però che la farmacopea italiana non consente di mescolare le due cortecce polverizzate, mentre in altri Paesi ciò non è considerato sofisticazione.
I tannini vengono indicati in farmacopea per trattare casi di emorragie, avendo proprietà astringenti. Uno degli alcaloidi, detto pellettierina, ha una potente azione vermifuga, quindi è indicato nella medicina popolare – ma non nella farmacopea ufficiale – per contrastare le elmintiasi, una forma di parassitosi intestinale.
Dato che l'azione dei principi attivi si perde rapidamente, l'erborista dovrebbe approvvigionarsi spesso di materia prima piuttosto che mantenere ingenti scorte. Comunque si deve segnalare che nel nostro Paese la richiesta di questi preparati è scarsa.
Per ultimo è interessante accennare anche all'importanza industriale delle cortecce, in quanto l'estratto è impiegato per la concia delle pelli.
Si usano per le proprietà medicinali la corteccia delle radici prelevata in primavera o in autunno, e la scorza dei frutti raccolta in autunno, ricche di tannino, tagliate a pezzetti e fatte essiccare all'aria.
La polvere ottenuta, utilizzata come decotto, ha proprietà tenifughe, astringenti, e sedativo nelle dissenterie; per uso esterno il decotto ha proprietà astringenti, per clisteri o irrigazioni vaginali.
I preparati a base di corteccia di radici sono estremamente pericolosi, provocando fenomeni di idiosincrasia.
L'infuso dei petali viene utilizzato come rinfrescante delle gengive. I semi eduli ricchi di vitamina C, hanno proprietà blandamente diuretiche, si usano anche per la preparazione di sciroppi e della Granatina.
Le scorze dei frutti hanno anche proprietà aromatiche e vengono utilizzate per dare il gusto amarognolo a Vermouth e aperitivi.

Il succo di melograno è una eccellente sorgente di vitamina C e del gruppo B, di potassio e di notevoli quantità di Polifenoli antiossidanti.

I semi sono spesso consumati tal quale, ma dato che la parte commestibile è la polpa traslucida che aderisce e circonda il seme, per poter inghiottire la polpa occorre inghiottire anche il seme, legnoso. Questo spiega il fatto che il maggior consumo si ha dopo la estrazione del succo dalla polpa. Il sapore del succo è molto variabile, secondo le varietà. Alcuni succhi possono essere molto dolci, altri più acidi. Di norma il sapore è intermedio, con una base di dolce, un fondo acidulo, ed un tono leggermente amaro ed astringente dato dalla componente tannica dell'arillo.
Il succo di melograno è detto “granatina” ed è ottenuto dalla spremitura dei semi, spesso diluito e zuccherato, è usato come bevanda.
La produzione di succo ("granatina") è praticamente l'unica definibile come "industriale" per le melagrane; occorre dire, ad onor del vero, che pressoché la totalità dei succhi di produzione industriale definiti "granatine" sono in realtà miscele di succhi di agrumi, lamponi, ribes ed aromi naturali, con poco, o spesso nulla, di succo di melagrana. La produzione del vero succo di melagrana è molto costoso, dato che prevede molta mano d'opera per un prodotto esiguo. La produzione dei frutti per il consumo fresco ha valore solo in mercati di nicchia.
Il succo è spesso usato, nelle cucine tradizionali dei paesi di origine, per preparare salse, dolci o piccanti, per cibi tradizionali, per guarnire la carne o il riso.
I semi di alcune varietà selvatiche sono essiccati e macinati, e sono usati come componenti, a volte acidificanti in altre salse.




Testo e ricerca per www.ilcerchiodellaluna.it
Edito in www.ilcerchiodellaluna.it nell'ottobre 2010

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Fonti:

(1) Testo raccolto da Marie Ange Guisolain - Dal libro FLORARIO di Alfredo Cattabiani
"Miti, leggende e simboli di fiori e piante" - Le piante delle Grandi Madri

- wikypedia
- articoli tratti dalla rete e riadattati

(2) Melagrana nelle varie tradizioni
Ebraismo
Nella Bibbia come abbiamo visto il Cantico dei Cantici descrive la sposa amata e la fecondità della Terra Promessa attraverso la metafora della melagrana;
Il libro dell'Esodo (Esodo; 28:33 – 34) prescrive che le immagini delle melagrane siano applicate sugli abiti rituali dei Grandi Sacerdoti.
Il libro dei Re (Re; 7:13 – 22) descrive i melograni rappresentati sui capitelli che erano sul fronte del Tempio di Salomone in Gerusalemme.
La corona, che nella simbolistica ebraica indica la santità, sarebbe rappresentata anche dalla “corona“, residuo del calice fiorale che permane nella parte apicale del frutto.
Il melograno è inoltre nella simbologia ebraica, simbolo di onestà e correttezza, dato che il suo frutto conterrebbe 613 semi, che come altrettante perle sono le 613 prescrizioni scritte nella Torah, (365 divieti e 248 obblighi) osservando le quali si ha certezza di tenere un comportamento saggio ed equo.
In realtà i semi della melagrana sono in numero variabile, (di certo circa 600), ma il frutto con i suoi semi ricorda quel numero, che come tanti altri, ha riferimenti precisi nella numerologia ebraica.
Quella della melagrana è una delle poche immagini che appaiono nelle vecchie monete della Giudea come simbolo santo. Attualmente molti rotoli della Torah quando non sono in lettura, e quindi sono avvolti, sono protetti da gusci in argento a forma di melagrane (rimmonim) .
Alcuni studiosi in teologia ebraica hanno supposto che il frutto dell'Albero della vita del “Giardino dell'Eden” fosse da intendersi in realtà come una melagrana.
Il melograno è uno dei sette frutti elencati nella Bibbia (Deu. 8:8), come speciali prodotti della “Terra Promessa”.

Antico Egitto
Se ne utilizzavano i frutti anche nelle cerimonie funebri, tanto che appaiono testimonianze nelle pitture all'interno di tombe risalenti a 2500 anni fa, compresa la tomba del potente faraone Ramses IV.

Antica Grecia e Grecia moderna
Il melograno del mito non è originario della Grecia, vi giunge dall'oriente, valorizzato come oggetto culturale e mitico da divinità anatoliche (Cibele), o mesopotamiche (Ishtar).
Nella mitologia greca abbiamo visto come la melagrana sia il "cibo dei morti" e Kore, figlia di Demetra, Dea dell'agricoltura, fosse condannata a divenire la custode dell'Oltretomba,
con il nome di Persefone, per averne mangiato alcuni grani.
Ne emerge quindi un significato di dualità: fertilità (simboleggiata dai tanti chicchi racchiusi in un unico frutto) ma anche simbolo di ombra e di morte.
Nel "linguaggio dei fiori" comunque prevale il significato positivo, di abbondanza e di amore ardente per il colore acceso delle infiorescenza. Ancora oggi, in alcune culture dell'est Europa, la tradizione vuole che il novello sposo trasferisca un melograno dal giardino del suocero nel suo come augurio di prole numerosa; le spose turche invece scagliano a terra un frutto maturo al termine della cerimonia e il numero di grani fuoriusciti indicherà quanti saranno i loro figli.
In tempi più recenti il melograno mantiene un forte significato simbolico. Un giorno importante della Chiesa ortodossa greca è la Presentazione di Maria, in tale ricorrenza è tradizionale in alcune regioni della Grecia la preparazione della tavola della "polysporia", anche nota con l'antico nome di "panspermia", con offerte di cibi e frutti della terra fertile, con evidenti richiami pagani a Dioniso.
Quando è acquistata una nuova casa è uso in Grecia mettere quale primo dono presso l'Iconostasi (altare domestico) della casa un frutto di melograno, a simbolo di abbondanza, fertilità e buona fortuna.

Armenia
Anche se il frutto principale dell'Armenia è l'Albicocco che è detto appunto Prunus armeniaca, si può dire che la melagrana sia il secondo frutto del paese, appartenente alla sua cultura nei secoli.

Azerbaijan
Ogni anno si tiene un festival a Goychay, (Azerbaijan) conosciuto come il Festival del Melograno; il festival presenta le specialità della cucina locale, che utilizza le locali varietà di melagrane, e dove poi si fa sfoggio delle danze e delle musiche tradizionali del paese. Il festival ha tradizionalmente luogo in ottobre, che è l'epoca della maturazione delle melagrane.

Cina e Vietnam
anche nella cultura orientale il melograno è simbolo della nascita di nuove generazioni, infatti si parla di una legenda secondo cui "una melagrana si aprirà e da essa usciranno cento bambini".

Cristianesimo
Lo stesso significato di fertilità viene dato dalla Bibbia in altra sede, quando si parta della Terra Promessa, della terra ideale: "perché il tuo Signore t'indurrà in un'ottima terra...terra da grano, da orzo e da viti, dove prosperano i fichi, i melograni e gli uliveti".

Islam
In accordo col Corano, il melograno è citato per crescere nel giardino del paradiso (55:068). È anche menzionato in (6:99, 6:141) dove i melograni sono descritti tra le buone cose create da Dio.

Induismo
Nell'Induismo, uno dei nomi del Dio Ganesha è "Bijapuraphalasakta,", “colui che gradisce la frutta dai molti semi” (il melograno). In India le donne sterili ne bevono il succo.


i
mmagini:

madonna del granato
madonna della melagrana - Leonardo Da Vinci
madonna col bambino - Sandro Botticelli
melagrana - Chimienti
madonna con la melagrana - Jacopo della Quercia
il sogno del melograno - Casorati

 



 





 



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