Galleria delle Dee
Incontrare le Dee/gli Dei attraverso storia, mito, immagini e racconti



LE TRE NOBILI GRU: AL-UZZA, AL-LAT, MENAT
Di Valerie Aliberti*

Prima c’era e poi non c’era….

C’era un tempo molto molto lontano…

C’era, in un tempo molto molto lontano, una Terra meravigliosa,
con una profonda cultura matrifocale, pacifica ed armoniosa.
In questa Terra le divinità non avevano sembianze umane.
Non avevano volto.
Le Dee e gli Dei erano nella natura.
Erano la natura stessa.

Respiravano nel vento ed ardevano nel fuoco, nascevano e morivano come la Terra ad ogni stagione, brillavano come la luna ed il sole nel cielo e l’orbita celeste era il loro manto.
Queste potenti forze, vive e vibranti, venivano celebrate sui monti più alti e nelle radure più vaste.
Nessun tempio poteva contenerle.
Erano in ogni cosa.
In questa terra feconda e desertica che fu, e che è, l’Arabia, tali erano gli Dei.
E tra essi una triade di Dee spiccava scintillante e benevola.

Tre entità potenti. Tre nobili Gru.
Al-Lat, Al-Uzza e Menat.

In un santuario tra gli alberi di acacia, a Sud della Mecca, veniva venerata Al-Uzza, sottoforma di sorgente.
Lei, il cui nome significa “La possente”, era la stella del mattino, la Dea deserto indomita ed indomabile.
Un pietra nera, smussata, rappresentava la sua energica e benefica essenza.

Al-Lat è semplicemente “La Dea”.
Il suo culto abbracciò aree molto vaste.
Infatti si possono trovare tracce di Al-Lat anche in altre culture.
Era Allatu presso i babilonesi, Allatum tra gli Accadi ed Elat tra fenici e cartaginesi.
Forse, come luna infera, arrivò fino in Grecia col nome di Ellotis, Dea venerata con culti orgiastici.
Tuttavia Erodono paragona Al-Lat ad Afrodite.
Nel mondo Arabo Al-Lat era la terra nella sua interezza. Era carica di frutti, feconda, ricca di doni.
Era venerata ad At Tàif, sempre nei pressi della Mecca, ed una pietra bianca era destinata a simboleggiarla.
Le donne, care ad Al-Lat, comparivano nude davanti alla sacra pietra, girandole intorno, pregando la Dea che esaudisse le loro richieste.
Essa era incrollabile, inamovibile e su di lei venivano pronunciati i giuramenti più solenni: “Per il sale e per il fuoco e per Al-Lat che è la più grande di tutti”.

Infine Menat veniva venerata sulla strada tra la Mecca e Medina, anch’essa sottoforma di una pietra nera.
Menat è la forza del fato, forse una rappresentazione della morte e probabilmente è la più antica di queste divinità.

Tre Dee, una stessa forza muliebre.
Tre sublimi gru.
L’antica  triade del deserto.



Poi, un giorno, tutto cambiò.
Una nuova religione si stava facendo strada.
Un nuovo culto che disprezzava il politeismo e che richiedeva si onorasse un solo Dio.
L’unico, vero, geloso, Dio.
Un uomo, un profeta, viaggiava per le maggiori città arabe per convertire al nuovo culto la popolazione.
Parlava ispirato dall’arcangelo Gabriele, che sussurrava al suo orecchio destro le parole che egli poi pronunciava.
Essendo un giorno alla Mecca Maometto si trovò a predicare davanti ad una folla che non voleva abbandonare le credenze più antiche.
Tra i presenti vi erano anche esponenti della elite mercantile, che ancora non avevano dato il loro importante appoggio al nuovo credo.
Maometto, consapevole dell’importanza della predica di quel giorno, così parlò:
“Che ne pensate voi di Al-Lat e di Al-Uzza di Menat, il terzo idolo?
Ecco le Gharānīq, la cui intercessione è cosa grata a Dio”.
Queste parole probabilmente piacquero ai mercanti ed a molti politici, ma non piacquero affatto ai seguaci della nuova religione.
L’assoluto monoteismo era stato fino ad allora propagandato tra mille difficoltà, e nessuno era disposto ad abbandonare questo dogma a favore della classe mercantile.

Avvenne così che Maometto, il mattino dopo, ritrattò quanto affermato.
Disse quindi che quelle parole gli erano state sussurrate all’orecchio sinistro e non al destro,
come al solito.
Era stato il diavolo ad ingannarlo.
Egli era caduto in errore.
La predica andava rifatta.
Le parole andavano modificate.
“Che ne pensate voi di Al-Lat e di di Al-Uzza
e di Menat, il terzo idolo?
Voi dunque avreste i maschi e Lui le femmine?
Divisione sarebbe iniqua!
Esse non sono che nomi dati da voi e dai vostri padri, per i quali Dio non vi inviò autorità alcuna.
Costoro non seguono altro che congetture e le passioni dell’animo
mentre già giunse loro dal Signore la guida”.

Da allora in poi questi versi, copiati e riprodotti nel Corano nella nuova forma, vennero anche conosciuti come i versetti satanici e le tre Gharānīq, le tre Gru, non furono mai più cosa grata a Dio.

I templi delle Dee furono distrutti dopo la conquista della Mecca nel 631 D.C.
Il santuario di Al-Lat fu incendiato e la pietra bianca che per secoli aveva rappresentato la bellezza e lo splendore della Dea fu usata come gradino per la nuova moschea fatta erigere sul luogo da Maometto.
Anche il luogo sacro a Manat fu raso al suolo, ed il tesoro presente nel santuario fu razziato. I pezzi più belli di tale tesoro, due spade chiamate Mikhdam (la tagliente) e Rasūb (la penetrante), furono donate dal profeta a suo genero, Alì. Per meglio servire la gloria di Allah.
Infine le tre acacie sacre ad Al-Uzza (Dea che perfino il profeta aveva pregato in gioventù) furono sradicate.
La bellezza della natura non faceva onore all’Unico, geloso, iroso, Allah.


Immagini di Petra, le rovine di una antica città araba che conserva ancora traccia del culto delle tre Dee



Tuttavia ancora oggi, nel luogo più sacro della Mecca, sull’angolo orientale della Ka’ba, vi è incastonata una
pietra nera, contornata da lamine d’argento che formano una yoni.
I pellegrini si sporgono per toccare o baciare la pietra posta al centro.
La leggenda narra che tale pietra fu fatta calare da Allah sulla terra, direttamente dal paradiso.

Ma mi piace pensare che essa sia la stessa attorno alla quale le donne pregavano Al-Uzza, o Menat.
E la chiara forma di vulva nella quale sono modellate le lamine argentate mi fa sognare che gli antichi simboli
della Dea dell’Arabia pre islamica siano ancora, inconsapevolmente, preservati.



* Testo di Valerye Aliberti, ogni riproduzione senza il consenso dell'autrice è vietata.
Si trova online anche nel blog: https://grottadellasibilla.splinder.com.

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Fonti:
" Il corano”
Erodono “Storie” libro III su:
“Oscure madri splendenti” Luciana Percovich. Venexia
“Figure di donna” Patricia Monaghan. Red edizioni
The Woman's Encyclopedia of Myths and Secrets” Barbara Walker

https://it.wikipedia.org/wiki/Allat
https://it.wikipedia.org/wiki/Manat
https://it.wikipedia.org/wiki/Al-%27Uzza

 

 

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Inserito nel sito www.ilcerchiodellaluna.it nel giugno 2010

menĂ¹ dee  


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